Le prodondità dell'anima.
- Grazie per il passaggio, Claudia, non dovevi disturbarti, una camminata di mezz'ora e sarei stato a casa, comunque, grazie ancora, ... brrr in effetti c'è un po' di freschetto nell'aria, siamo in inverno, in Gennaio, va bene, grazie ancora Cla'... -
- Grazie a te, ci sentiamo via SMS, ciao ... -
- OK, io provo a fare il possibile, ma non garantisco prima del fine settimana, domenica o addirittura lunedì! -
- Va bene ... va bene, così! -
- Ciao, alla prossima ... -
- ciao! -
Chiuse lo sportello dell'autovettura, era proprio stanco, se ne era accorto mentre lavoravano insieme a quel progetto. Faceva fatica a vedere subito le cose che non andavano, di solito si accorgeva facendo alcuni controlli del problema. Ma per quanto avesse cercato l'errore non veniva a galla.
Salì le scale dell'edificio nel quale abitava. Il passo disteso, abbastanza veloce, non amava incontrare talune persone il cui comportamento lo avevo in tante occasioni disgustato.
Per questo preferiva salire e scendere le scale con passo spedito: amava le cose belle, e di certo, quelle persone, non erano ... delle belle persone come si dice in questi casi.
Erano le dieci di sera, in pieno inverno, che strano sentire quell'aria fresca nella rampa di scale.
Man mano che saliva, il dubbio diveniva realtà: la finestra posta tra il secondo ed il terzo piano delle scala era completamente spalancata.
La richiuse. Non che fosse la fine del mondo, l'ennesimo atto privo di considerazione degli altri, forse l'ennesimo dispetto delle solite persone, note, per come si comportavano nel condominio, nonostante facessero in modo di non apparire troppo, mentre li eseguivano.
Una cosa che lo aveva sempre meravigliato, era come non sentissero l'inutilità di quei comportamenti.
Salì ancora.
Un'altra finestra aperta. Di sicuro anche nell'ultimo piano sarebbe stata aperta, salì un piano ancora: era così. La chiuse, e ridiscese nel piano nel quale abitava.
Cercò le chiavi di casa nella tasca del pantalone.
Aprì la porta, entrò chiudendosela alle spalle. Automaticamente. Un gesto abitudinario, non solo di chiusura di un'ingresso, ma di rigetto verso certi comportamenti.
Poggiò la borsa da lavoro, ed entrò nel salotto.
Il tepore della stanza era gradevole.
- Ti stavi addormentando? -
L'anziana donna fece segno d'assenso.
- Anche oggi tardi, guarda che faccia che hai, si vede da lontano che sei stanco ... -
- Capita, lo sai com'è ... sarei rimasto a lavorare ancora, ma non riuscivo ad andare avanti, sono stanco morto ... eppure, adesso, mangio un boccone, mi prendo un caffé e sto ricominciando. -
- La cena si sarà raffreddata ... -
- Non importa, la scaldo un po'... ah, lo sai che c'erano tre finestre su cinque completamente aperte nelle scale: valli a capire, chiuse di giorno ed aperte di notte, hanno più l'aria di dispetti che d'altro! Ma sì, tanto non rimarreno a lungo ancora qui ... Tu, tutto bene?-
Si svegliò del tutto: il calore della stufa e l'esser sola in casa senza qualcuno con cui parlare, l'avevano fatta assopire.
- Sì, ... tutto bene ... aspetta, te la scaldo io, vai a cambiarti tu ... -
- OK ... ma tanto comincio subito a lavorare, mi sono portato qualcosa a casa: mi interessa quasi di più un caffé ... -
- Mangia qualcosa, poi, se proprio vuoi prenditi il caffé ... ma non stare sino all'una di notte sul computer! -
Sorrise. Se fosse stato sino all'una di notte su di un libro, non avrebbe detto nulla, ma per motivi che sono riconducibili alle abitudini, alle cose conosciute sin dall'infanzia, il computer, per lei, inesistente "ai suoi tempi", era una sorta di strumento di gioco prestato al lavoro.
E suo figlio che vi passava sopra tutte quelle ore, giocava più che lavorare. il lavoro era un'altra cosa. Tutto ai suoi tempi era un'altra cosa. Anche i giovani.
Il lavoro e la famiglia prima di tutto. Ma le nuove generazioni che cosa avevano nella testa?
- E così le finestre erano ancora aperte? Io l'ho chiusa alle cinque del pomeriggio, circa ... d'estate le chiudono di giorno e d'inverno te le trovi a volte aperte di notte ... -
- Tre, addirittura tre finestre su cinque, ... dispetti ... mi chiedo solo che cosa credono di ottenere con questi comportamenti? Al limite anche se c'è un po' di freddo, lo sanno che le chiudo, non le lascio aperte, e se occorrre le apro d'estate, per far circolare l'aria ... Mentre loro continuano a chiuderle per far dispetti.-
- Qui, li ho sempre conosciuti questi comportamenti, e non ho mai capito perché si comportassero così! -
- E non potrai mai capirlo! Dovresti scendere nelle profondità delle loro tenebre per farlo, nel buio della loro anima, nel vuoto che sin da quand'erano ragazzi hanno lasciato che prendesse il sopravvento dentro di loro ... e che ogni tanto risale, verso la loro mente, riempiendola dei fantasmi di azioni senza senso, e che loro credono pensieri, azioni valide, e sono solo dispetti senza senso, azioni senza anima, ... -
- Il caffé è pronto! -
- Grazie ... senza caffé non potrei rimanere alzato ... -
- Potresti andare a letto adesso e svegliarti prima la mattina ... -
- Avresti anche ragione, ma vallo a spiegare alle nostre abitudini, mi sono abituato così ... -
Le abitudini. Nel bene e nel male delle valli. Valli ai piedi di monti, quando il pensiero si è portato verso l'alto. Valli sotterranee, abissi dell'inconscio nell'altro.
Appoggiò la schiena alla parete.
Cosa si poteva fare per spiegare a chi abitava laggiù che la vità era molto più in su?
Come si poteva fare per comunicare loro che le profondità dell'anima andavano verso l'infinito, rappresentato otticamente, visivamente, mentalmente dal cielo, e non altrimenti?
- Speriamo che il caffé faccia il suo effetto ... sono distrutto! -
- Vattene a dormire! Metti la sveglia alle sei al limite ... -
- Dici? ... Se me lo ripeti un'altra volta, finisce che ti do ascolto, ho un tale sonno che non riuscirei a tenere gli occhi aperti nemmeno bevendo il contenuto dell'intera caffettiera, ... facciamo così, adesso, provo, tu vai e riposati, io provo, se ce la faccio bene, altrimenti ... buonanotte! -
- E va bene, testardo! -
Appoggiò la testa alla parete, aspettando che il caffé facesse effetto.
Ma era troppo profondo quel sonno, troppo profonda la stanchezza che aveva addosso ... che non riuscì a tenere gli occhi aperti.
G.G. CANU di Sassari.
Flavia Vizzari - http://artevizzari.altervista.org