Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

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della pittrice Flavia VIZZARI



 
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Scrivere è comunicare.

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2007 16:40
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14/07/2007 16:32
 
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Perché scrivere?
Per comunicare.
Per mettere in comune con gli altri il proprio pensiero.





 
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14/07/2007 21:35
 
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Visto che altrove non è stato gradito: La notte.





 
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14/07/2007 21:37
 
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La notte.


Era stato chiamato d'urgenza. Come qualche volta succedeva. Anche se non di frequente.
Aveva dato la sua disponibilità, più umana che professionale, nel caso si fossero verificate talune, naturali quanto ineluttabili circostanze.
La sua presenza era stata richiesta per un motivo che capiva poco anche lui, se voleva essere onesto con se stesso.
Ed era sempre stato onesto con se stesso, senza mentire o barare, ma cercando sempre la verità delle cose. Questo lo doveva riconoscere, se lo doveva, indubbiamente, aldilà di tutto. Le cose che aveva accettato nel corso della sua esistenza, lo erano state per spirito di umanità, senza contravvenire a ciò in cui davvero credeva e che poi in definitiva lo caratterizzava.
Solo che a volte era complesso il percorso nel quale si trovava e non di rado gli appariva un bivio. Anche se il più importante lo aveva incrociato da ragazzo, incontrando il Cristo, attraverso il Vangelo.
Per lui che avrebbe sempre preferito una strada lineare non era sempre facile scegliere dove dirigersi nel quotidiano.
Esternamente sembrava il contrario, che la sua vita fosse stata sin dall'adolescenza dritta dritta verso una meta ben chiara.
Eppure non era davvero così. Di lineare c'era stata solo la volontà di portare avanti un discorso in una certa direzione, o meglio ancora, seguendo una certa strada, la propria, piuttosto che camminare nelle tante strade che costruiscono gli eventi della vita non sempre con la nostra attiva collaborazione e che gli parevano tanti tragitti nella notte.
Giunto sul posto vide alcune persone che lo aspettavano sulla porta di casa. Tristi, ondulanti, come alberi mossi dal vento.
Parcheggiò l'auto, prese con sé l'occorrente e si diresse verso di loro che già gli venivano incontro.
“Don Sebastiano ...”
“Sì, sì, ... sono qui, eccomi: ma ditemi ...”
“Il dottore dice che oramai non ci sono più possibilità, che non c'è più nulla da fare, che è arrivata la sua ora ...”
“Dunque ... è così ...”
“Ma, la prego, si accomodi!”
“Grazie!”
Ad uno ad uno lo salutarono tutti, uscendo dalla stanza in cui si trovavano fino a quel momento.
Per ultimo uscì il medico.
“Oh, buongiorno Don Sebastiano ...”
“Buongiorno Dottore ...” - Si corresse, non gli sembrava appropriata tutta quella formalità. - “Ciao ... Giulio, come va ... mi dicono che ...”
“Sì, è così, anzi, è quasi un miracolo ... è da diverse ore che è così, e confesso che non so nemmeno io che cosa potrei mai fare per lui ...”
“Ma no ... è che ancora non è arrivata la sua ora ... quando arriverà, allora ...”
“Entra, allora, perché a mio avviso, ed è un parere dovuto all'esperienza di tanti anni, non c'è più tempo ... mi sembra pure che non riconosca più nessuno, nemmeno i figli ... a momenti è completamente assente!”
“Capisco. Dammi il tempo di parlare con lui, se è ancora possibile ...”
Fece segno di no con la testa.
“Ma, vedi un po', prima di essere così distaccato da tutto aveva chiesto insistentemente di te, sarebbe un'assurda ingiustizia privarlo di una cosa così umana come la presenza di una persona amica ...”
Voleva la presenza del sacerdote nella sua vita, prima di lasciare quella che veniva chiamata, da alcuni, la valle di lacrime, per alcuni era importante.
E non potevano negarsi le lacrime nell'esperienza di chi amava la vita, troppo spesso, maltrattata da questa o quella persona, per i più disparati, iniqui, motivi.
Bastava anche solo guardare le cronache per capirlo.
Non chiuse la porta alle sue spalle, gli era sempre sembrato una chiusura comunque della comunicazione.
Lo guardò. Contrariamente a quanto gli era stato detto, l'uomo, rispose al suo saluto, facendogli segno di avvicinarsi.
Si sedette.
“Riuscite a parlare?”
Annuì con la testa, infine rispose.
“Sì, ...”
Questo pensiero lo sollevava. Si sentiva meno inutile.
“Ho paura ...”
Adesso era il prete ad annuire.
“E chi non ne ha, se si ha un po' di umiltà, si sa che, forse non tutto quello che si è fatto è stato proprio ... buono, agli occhi di Dio ...”
“Dio ...”
“Ditemi, allora ...”
“Potete ... chiudere la porta ...”
Si volse, sulla porta alcuni parenti ed il dottore, che compresero e la chiusero delicatamente.
Potevano sentire delle parole, pensando a quello che stava succedendo.
I minuti passavano lenti, interminabili, divenendo ore.
Che sono le ore quando il tempo non ha più ragione di esistere?
Solo un po' di silenzio. Interminabile.
Finché, alla fine, al termine, la porta, finalmente, si aprì, ed il prete uscì, stanco, affaticato, ma sereno.
Compresero, senza bisogno che gli venisse detto nulla. Erano preparati. Lo sapevano.
“Don Sebastiano, non le abbiamo chiesto nemmeno se voleva un caffè ...”
“No, grazie, l'ho preso prima di venire, grazie, davvero ...”
“Proprio no?”
“Davvero: sono partito appena saputo, ma avevo appena fatto il caffè. Troppi mi creano problemi, ho un pochino di pressione alta, davvero ...”
“Voleva ... sì, insomma, la buonanima, da lei ...”
“Voleva sentire il Vangelo, mentre se ne andava, per quanto sia curiosa la cosa, non desiderava altro ...”
“Ah ...” Pur essendo gente umile, povera, si sentirono sollevati da quella notizia.
“Già! ... Ora, seppure in un altro modo, vi devo lasciare pure io, tornerò fra qualche ora, domattina ...”
“Ah, sì, sì ... e grazie, Don Sebastiano!”
“Era una brava persona” - Aggiunse un altro - “... a volte chiuso in se stesso, all'antica ... ma una persona onesta.”
“Se uno cerca il Cristo, sia in vita che in prossimità della morte, vuol dire che ama la verità, che è onesto ... certo a volte non siamo perfetti.”
“Sì, a volte ...”
“Vi lascio! Ma, il tempo di far passare la notte, e sarò di nuovo qui, con voi ... a domani!”
“Sì, a domani, Don Sebastiano ... e grazie, a nome nostro e ... del defunto!”
Ricambiò il ringraziamento. Non voleva tediarli con i suoi discorsi. Era lui che doveva ringraziare loro, in ispecie proprio il defunto, per quella semplice quanto imprevista, inusuale, richiesta.
Come poteva spiegare ai più che era solo per quello che aveva scelto di essere sacerdote, anche se non sempre condivideva le cose che gli uomini della sua Chiesa decidevano per sé, e per gli altri, come guide della vita.
Il Cristo era stata la sua scelta. Non proprio facile, per alcuni versi, né serena, in ispecie quando vedeva, nella vita di tutti i giorni, che tardava ad illuminare gli animi di altre persone, la luce in cui credeva, e che queste preferivano, rimanere nella notte.
Una notte che prima o poi avrebbe dovuto cedere il passo al giorno in cui si sarebbe dovuta lasciare la materia per vivere compiutamente senza la stessa.
Una notte nella quale troppo spesso gli uomini e le donne credevano di trovare il giorno, o pensavano fosse l'unica vita possibile, l'unico giorno possibile.
Una notte a cui talvolta le persone si aggrappavano come un bimbo alla propria madre.
Il suo compito era quello di ricordare che a quella notte seguiva il giorno, e che quel giorno, sarebbe stato tale per sempre.






 
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14/07/2007 21:39
 
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Scherzo, ovviamente ...
E' che prima non si potevano pubblicare.





 
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14/07/2007 21:41
 
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Due vecchi amici.


Aveva regolato la sveglia per le cinque del mattino, ma si era ritrovato in piedi, parecchi minuti prima di quell'ora.
L'aveva quindi disattivata, per non svegliare le altre persone che abitavano in casa e che dovevano continuare a risposare. Non tutti avevano la sua stessa passione per il mare. C'era chi si alzava, anche in quella stagione, molto più tardi, con il sole alto nel cielo, perdendosi così alcune preziose ore.
Tutto il necessario era pronto. Controllò nuovamente.
Alcune cose le aveva preparate dalla sera precedente.
In ultimo andava preparata la sacca degli alimenti, l'acqua, un po' di pane e di frutta, un po' di verdura.
Da questo punto di vista non gli serviva altro al mare.
La colazione l'aveva già fatta, più che sufficiente per non aver bisogno d'altro per l'intera mattina.
Di solito il mare aveva tra gli altri benefici e positivi influssi, anche quello di non mettergli un particolare appetito, al contrario, spesso, tutto preso da quello che faceva si dimenticava di mangiare, sino al rientro a casa. Non era così per tutti, da quel che sentiva dire, ma nel suo caso, sole e mare erano la gran parte di ciò di cui nei mesi estivi aveva bisogno.
Il cibo, fra le altre cose serviva per l'apporto calorico, e non ne occorreva tanto, in definitiva, quando il calore della giornata era già più che sufficiente a tal scopo.
Un calore che cercava tutto l'anno da Ottobre, in poi.
E che era arrivato regolarmente.
Controllò la sacca del vestiario, nella quale si trovavano l'asciugamano, il cambio del costume, e le altre cose da mare come la maschera ottica, il boccaglio, le pinne, seppure le usasse poco, tanto da poterne per più versi farne a meno di solito, fatte salve alcune prove più impegnative.
Chissà quali condizioni di mare avrebbero trovato, quale vento: comunque in quella stagione, ogni giorno era in linea di massima buono per essere trascorso all'aria aperta.
Nei mesi estivi le giornate non proprio adatte al mare erano poche, anche perché gli bastava cambiare un po' il programma, per continuare a stare lungo la costa.
Certo che se, come nelle previsioni, il vento non sarebbe stato troppo sostenuto e ci sarebbe stato sole pieno, senza alcuna nuvola, allora sarebbe stata una giornata grandiosa.
Si diresse sul balcone.
Sembrava proprio una bella giornata. Oramai, anche se mancava poco alle cinque, era già giorno, almeno in alto, nel cielo.
Per le cinque e mezza sarebbe uscito, alle sei con tutta calma, al più tardi, sarebbe arrivato dal suo amico, e quindi con una buona probabilità alle sette sarebbero stati nel loro solito posto.
Forse andare sempre nello stesso posto non era il massimo dell'originalità in effetti.
Ma le abitudini tante volte hanno un loro modo di caratterizzare le scelte, le cose che si fanno.
Era infatti seguendo queste che normalmente, si trovava ad andare in posto oppure in un altro a seconda delle persone con le quale si accompagnava.
Solitamente preferiva la spiaggia con la famiglia ed alcuni amici, altrimenti le rocce con il suo amico di pesca, con il quale si trovava anche in momenti diversi dall'estate e nel corso di tutto l'anno o quasi, nelle aree, periodi e zone in cui naturalmente non vi erano dei divieti.
Le cinque ed un quarto.
Poteva cominciare a portare le sacche all'interno dell'autovettura.
Le cose fatte con calma, serenamente, sono quelle che vengono meglio e danno maggiori soddisfazioni, e si ricordano, con il passare del tempo con una maggiore pienezza.
Gli capitava a volte di ricordare, fatti, situazioni, diversi tra loro ma con in comune il fattore della tranquillità e della quiete.
Sin da ragazzo, era sempre stato uno che aveva avuto bisogno di valutare attraverso la misura del tempo ogni cosa. Ed il tempo aveva acquisito un valore particolare, forse per questo motivo, aveva trovato una particolare empatia, sin dalla giovane età con lo stesso.
A volte gli capitava di pensare a quanti si erano, in vari tempi, in vari modi, trovati a camminare, a nuotare in quei lidi, quante riflessioni e quanti slanci aveva visto il mare, quanti vecchi e quanti bambini avevano mosso i loro passi di fronte alla sua distesa, che certo aveva il suo tempo, seppure fosse sempre così giovanile e fresco il massaggio delle sue acque, sulla pelle.
Oggi , poi, con le cosiddette tecnologie, quelle che almeno consideriamo tali e che domani risulteranno, inevitabilmente cose del passato, si poteva godere ancor di più quella dimensione.
Non avrebbe potuto altrimenti vedere il fondo del mare, bello, colorato in ispecie sotto costa, ed altresì così interessante anche quando i colori scemavano man mano che scendeva in profondità.
Senza la maschera e senza quella ottica nel suo specifico caso, tutto ciò gli sarebbe rimasto precluso.
E considerato che non abitava proprio in prossimità del mare, senza l'autovettura che ora guidava sulla strada che lo portava a casa del suo amico, le cose sarebbero state un po' più complicate.
Con la sua passione del mare, in effetti avrebbe dovuto valutare la possibilità di abitare ancora più vicino al mare, anzi in una località di mare, propriamente.
Lo viveva tutto l'anno, dopotutto.
Con la pesca sportiva, il nuoto, passava ore su ore tra le rocce e la spiaggia. Qualche volta gli capitava anche di uscire in barca. Il Vecchio Tony, chiamato così più per la sua passione ed il gusto per le cose degli anni 60 che per l'età, lo invitava spesso a fare un'uscita con il suo gozzetto, non sempre però trovava il tempo per poterlo fare.
Eh, con Tony si stava tutta la notte fuori, in mare, e non sempre era possibile per lui, anche se la pesca era uno delle pochissime cose che potevano tenerlo sveglio e fuori di casa, la notte.
Molto dipendeva da quello che doveva fare il giorno successivo.
Anche perché erano tanti i suoi hobbies, i suoi passatempi, seppure il tempo trascorso al mare, era, quello più solare, per così dire, di più ampio respiro.
Vedere il mare, l'orizzonte, il sole, con i suoi passaggi temporali, erano una sorta di medicina per il fisico e per la mente.
Un'autovettura lo superò, passandogli oltre, con eccessiva velocità. Chissà dove era diretto quel mezzo.
Inspiegabile, poi, ciò che spinge taluni a correre in quel modo, sulle strade, magari di rientro dopo una notte non proprio riposante.Il tempo trascorre veloce da solo senza bisogno di farlo correre.
E per andare dove poi?
Il suo amico era già sulla porta: sempre puntuale ad onor del vero.
Parcheggiò giusto il tempo necessario, pochi istanti, per permettergli di sistemare bene ogni cosa: era impaziente.
“Su, che il mare ci aspetta!”
“Un attimo, un attimo, non mi sono ancora svegliato, fra non molto saremo lì ... tutto a posto per il resto?”
“Perfetto. Stavo pensando alcune cose mentre mi trovavo a casa, dici di andare nel solito posto o di provare a cercarne un altro. Si tratta, al limite di perdere forse una mezz'oretta, non di più, e considerando che siamo in anticipo ...”
“ Vedi tu, per me uno spazio vale l'altro, l'importante è non girare a vuoto!”
“OK, al limite, facciamo un tentativo almeno, quindi vediamo se e che cosa fare.”
“Al lavoro tutto bene?”
“Sì, grazie a Dio, sì. Settimana tranquilla.”
“E allora vediamo di completarla con il mare.”
“Hai preso tutto con te, maschera, pinne, non stai dimenticando nulla a casa, non torno indietro, poi, eh ... ?”
“Sì, ... credo! Ah, avevi, poi, controllato, nel sito, in internet le indicazioni della Zona protetta. Le rispettive aree, quella nella quale non si può entrare, quella dove è vietata la pesca subacquea ...”
“Sì, ho anche stampato due copie, in ufficio, con la stampante laser a colori. Una per me, un'altra per te, così la controlli meglio, mi stavo dimenticando di dartela, ma, è nel cassetto lì sotto. Prendila.”
“Va bene, grazie, la prendo al momento di andar via, l'importante è sapere dove e come e che cosa è permesso fare, per non sbagliare.”
“Sì, e poi, so che stanno iniziando a mettere una segnaletica sempre più completa nell'area. Era ora. D'altronde è anche nel loro interesse fare le cose bene.”
“Insomma, noi adesso, possiamo pescare se non ci sono bagnanti, stando sulle rocce?”
“Sì, certo: io, però non ho portato la canna da pesca ...”
“Io ho sempre con me la telescopica non si sa mai.”
“Beh, però, ripensandoci, a scanso di equivoci, forse è meglio andare nel solito posto, così andiamo sul sicuro. Al limite in settimana passo in Capitaneria e mi chiarisco bene le idee.”
“OK, vedi tu. Per me l''importante è che si possa fare qualche lancio.”
“Sì, quello sì, sì, è meglio andare al solito posto, poi all'ora in cui arriviamo noi, e fino alle 10,30 circa, più o meno, non c'è molto movimento in acqua ...”
“Allora per oggi, facciamo così andiamo nel solito posto, provo a fare due lanci: voglio vedermi le aree e le norme, con calma a casa.
“Io ho pescato sempre meglio nelle ore della sera, sul finire del pomeriggio, a fine giornata.”
“Eh, si prova a tutte le ore, basta che ci siano le condizioni ideali. Se prendo qualcosa lo lascio nella retina in acqua, e lo metto nel borsa-frigo, solo al momento di andar via.”
“Non ho pensato nemmeno in effetti a portarmi il fucile subacqueo. Preferisco oggi, se del caso fare solo snorkeling. Voglio muovermi, stare in acqua il più possibile, ma senza stare fermo, e se vai troppo veloce non vedi il pesce, a parte che come vedono un fucile girano al largo.”
“Vero ... vediamo dopo come organizzarsi, un po' di sole e tanto sonno, e poi si vedrà ... io mi sono portato un paio di panini imbottiti, della birra.”
“Ah, no ... io, d'estate vado sul leggero, sopporto meglio anche il caldo, così, ho però, con me frutta e verdura, oltre il pane e l'acqua. Insomma, non mi manca niente.”
“Nei mesi scorsi mi sono esercitato, a secco, nella respirazione, per non trovarmi impreparato, quando scendo sotto.”
“Sì, ho fatto qualcosa anche io, delle prove di trattenimento del respiro, per vedere le condizioni fisiche, di resistenza, non è che io vada, di solito oltre tre o quattro metri di profondità, al massimo quello che mi interessa è resistere a lungo giù, e lì, poi mi faccio il fiato, piano piano ...”
“Potevi fare un po' di piscina d'inverno.”
“No, ... non mi trovo più con palestre e piscine, qualche anno fa, in inverno, con la palestra potevo fare qualcosa, per mantenere la forma, oggi no. Non ce la faccio con le altre cose che ho da fare.”
“Oh, eccoci arrivati... tu puoi già entrare in acqua, come al solito avrai fatto colazione alle quattro del mattino ...”
“Eh, sì, non mi va mica di perder tempo. No, no ...”
“Io avevo appena finito, quando sei arrivato, anzi me la stava facendo il sonno stamani.”
“Come mai? Non sei andato a letto presto, ieri sera?”
“Quasi, più o meno, insomma ho guardato la TV sino a tardi!”
“Per forza, poi, non hai voglia di entrare subito, devi ancora recuperare le ore di sonno.”
“No, quello, no, però, non voglio strapazzarmi, tanto dobbiamo starci tutto il giorno ...”
“OK, ma secondo me, ti perdi parecchio.”
“Ma se è ancora un po' buio sott'acqua!”
“Ma no, e poi è bello vedere come si illumina man mano che si alza il sole.”
“Ed è pure fresca l'acqua.”
“Fa niente, va bene lo stesso ... “
“Non per me, io ho meno ciccetta addosso ...”
“Non me lo ricordare, per favore, quest'anno, non è andata bene la dieta, per carità!”
“Adesso, passerai l'estate a mangiare verdure perlopiù per recuperare? Carote, pomodori, insalata ...”
“Zitto ... non mi ci far pensare! Non che non sia contento così, voglio dire non mi far pensare a tutto quello che devo fare in termini di consumo di energie e dieta. Ma vedrai oggi le ore che rimango in acqua nuotando, oggi sì che brucio calorie.”
“Eccoci qui mare: ... quanti anni sono che veniamo qui?”
“Sin dai tempi delle Scuole Medie Superiori.”
“Accidenti ... ne è passato di tempo.”
“Insomma, un po' ...”
“Ah, che profumo ...siamo in notevole anticipo, pure, sull'orario stabilito, e per me c'è ancora freschetto. Un paio d'ore di pesca non me le toglie nessuno.”
“Bene, io per la verità scendo subito in acqua.”
“OK, brrrr, vai pure, io, invece, metto la lenza in mare e ritorno a dormire ...”
Sapeva che aveva ragione il suo amico, l'acqua doveva essere ancora un po' fresca, ma la voglia di immergersi era tanta e tale che poteva superare quel breve momento di disagio.
Sistemarono il tendalino per riparare le sacche dal sole, era la prima cosa da fare, anche per non disperdere le cose e tenerle sotto controllo e al sicuro.
“Sento subito com'è l'acqua. Ma siamo in estate da tempo, quindi dovrebbe essere abbastanza calda o quanto meno non troppo fredda.”
Lo scorso anno, già dal mese di Agosto, il tempo era cambiato, portando sì una ventata di fresco, ma anche portandosi via una parte delle sue giornate in mare.
Considerati gli eventuali cambiamenti di tempo, non voleva rischiare di fare la stessa fine anche quell'anno.
Pulì, la maschera. Alla sua destra la costa era più illuminata. Decise di indossare il sottomuta una specie di canottiera in neoprene. La portava sempre, a parte, utile soprattutto nelle giornate nuvolose. Poteva cercare per vedere se trovava qualcosa di interessante anche per il suo amico. La maggior parte delle volte non trovava nulla. Nulla che valesse la pena di prendere in considerazione per la pesca.
Un segno di saluto, dopo essersi messo il boccaglio. Ed era già in acqua.
Non doveva fare troppi rumori per non spaventare un'eventuale preda che nel suo caso non correva pericoli. Ma era difficile, tenuto conto che non indossava che un corpetto senza maniche, oltre il costume, e stare troppo fermo, a quell'ora, non era così facile: più tardi magari, con il sole alto, quando sarebbe uscito un po' più al largo, con la sola maschera ed il boccaglio, poteva nuotare con più calma, adesso, doveva muovere un po' il busto, e far lavorare le pinne, o lo avrebbe preso il freddo. Nonostante ciò non avrebbe rinunciato a quella immersione mattutina.
Una barca a motore, non ben distinta, in lontananza tracciava una striscia bianca davanti ai suoi occhi.
Fortunatamente le distanze dalla costa dei mezzi a motore erano abbastanza valide.
Per la sicurezza di tutti. Principalmente di chi, come lui, era in grado, di uscire per centinaia di metri di distanza dal litorale, cercando una piacevole sensazione di libertà, che in prossimità della terraferma non sempre era possibile avere
Si volse a guardare il punto da cui si era immerso. Per prendere i riferimenti della costa.
Il suo amico aveva già lanciato, e si era pure disteso al tiepido sole lasciandosi addosso la maglietta.
Avrebbe recuperato le ore di sonno perse, almeno. Caratterialmente molto diversi li univa la passione per il mare.
Gli sembrò di vedere qualcosa stando in superficie, attraverso la maschera.
Prese l'aria, regolarmente, con calma. Alla fine scese.
Silenziosamente.
In fondale, lì, era sui cinque metri.
Proseguendo, però poteva trovarsi gradualmente sugli otto, nove metri.
Sapeva che normalmente, considerata la tensione, la temperatura, ed altro, un paio di minuti ed anche più erano alla sua portata. Qualcosa si poteva vedere in quel lasso di tempo.
Uno sparide si portò in tana.
I pesci più piccoli gli giravano intorno tranquilli.
Inutile inseguire il sarago anche solo per il gusto di vederlo meglio.
Troppe tane: poteva solo girare in zona, e godersi il fondale.
Al limite, se ne avesse avuto voglia, prima di andar via avrebbe riprovato a fare una discesina, un'altra immersione in zona, adesso, tanto per cambiare gli conveniva, finire quel giro e successivamente portarsi più al largo nuotando.
Risalì.
Tolse la maschera per respirare meglio, in seguito l'avrebbe pulita.
Si lasciò andare in acqua, a pancia all'aria, portò le braccia, incrociate dietro la nuca.
Appena avrebbe ripreso il fiato, sarebbero seguite, distanziate tra di loro, alcune prove, di immersione, per vedere come se la cavava, e poi sarebbe rientrato, ma solo per chiacchierare un po' e togliersi le pinne ed il corpetto.
Preferiva non avere altro che il costume addosso, per godersi sulla pelle il piacevole effetto dell'acqua salata e del sole.
Un'imbarcazione della Guardia Costiera faceva il suo giro di controllo.
Quel controllo significava una maggiore attenzione e quindi un maggior rispetto da parte di tutti delle norme che tutelavano la vita umana ed il mare.
Il mare era particolarmente calmo ed era possibile muoversi lentamente, senza dover dare bracciate più veloci per vincere la corrente.
“Già di rientro?”
“Il tempo di lasciare qui tutto, tengo solo la maschera ed il boccaglio e mi porto di nuovo al largo.”
“Fai attenzione”
“Sì, se vedo qualche folle in barca o qualche medusa davanti al naso cambio strada ... c'è la Guardia Costiera, però, e questo è buon segno per i mezzi nautici.”
“Com'è l'acqua?”
“Conoscendoti, freddina ...”
“Eh, verso le dieci, le dieci e mezza entro anche io.”
“OK, ripasso in zona per quell'ora, adesso senza attrezzatura, posso muovermi meglio ... e qui come va? Qualcosa becca?”
“No comment, ma non dispero mai, ...”
“Ho capito. Meno male che hanno inventato le pescherie, altrimenti ...”
“Non ci siamo che noi qui, i più sono ancora a letto, ma vedo arrivare altre autovetture, appena arriva qualcuno qui vicino, ritiro la canna da pesca ...”
“Sì, il tempo migliore comunque è, per me, dopo le diciassette, la sera, anche più tardi ...”
“Eh, forse, vedremo se ci sarà voglia di fare due lanci a quell'ora.”
“Non so, dipende solo da te ...”
“OK, io per ora continuo a prendermi un po' di sole: 'notte. ”
“A dopo ...”
E via, di nuovo al largo, per recuperare una maggiore sensazione di libertà.
Bracciate lente, larghe, guardando sul pelo dell'acqua e all'occorrenza sul fondo, movimenti fatti non già per raggiungere un punto nel più breve tempo possibile, ma per raggiunge una sensazione interiore, personale, esclusiva.
Alcune mormore si muovevano sulla striscia di sabbia, che si allungava fra i massi e le posidonie. Prese l'aria, con un solo respiro e si immerse, per scorrere sul fondo seguendo quel percorso naturale. Senza pinne, la velocità era minore, ma aveva visto uno spuntone di roccia sommersa, presso il quale poteva trattenersi, afferrandolo con le mani.
Un polpetto malamente mimetizzato sembrava guardarlo con curiosità.
Doveva risalire, conosceva i suoi limiti, ed anche se non era in discussione la sua sicurezza.
Dopo ogni immersione, si rilassava, si toglieva la maschera. Ed immergeva più volte il viso nell'acqua. Si puliva per bene il naso, doveva essere ben libero dal muco, per respirare meglio.
Visto che doveva trascorrere tutto il giorno al mare poteva non curarsi troppo dell'ora e rilassarsi anche a lungo.
Sino a quando decideva di rimettersi la maschera. E di nuovo più al largo per fare un buon numero di immersioni con i relativi tempi di recupero.
L'apnea aveva due momenti di massima espressione.
Il piacere di visitare il fondale marino, di rimanere immerso e quello di riprendere a respirare normalmente, dopo i momenti passati in riserva d'aria.
Era un po' come quella giornata al mare, il piacere di stare lì, il più possibile e quello di rientrare a casa.
Per alcuni versi lui ed il mare erano due vecchi e buoni amici.
C'era simpatia, rispetto, comprensione tra loro.
Certi giorni, era proprio il mare a fargli capire che non era in forma, dopo le prime bracciate.
E teneva conto di quegli avvertimenti amichevoli.
Per questo quel giorno si era lasciato andare.
Era tutto perfetto, la nuotata , il respiro, le immersioni.
Si poteva spostare senza troppa fatica per centinaia di metri, in lungo e largo, ma non era sempre così.
I giorni non sono tutti uguali al mare, e per di più il nostro organismo non è lo stesso ogni giorno.
Si era portato davvero al largo, quel giorno, fortunatamente aveva preso i riferimento con dei punti elevati della terraferma.
Doveva tener conto in caso di presenza di eventuali correnti e di come potevano influenzare la sua posizione, nonché il nuoto.
Pian pianino stava ritornando alla base.
Un'altra immersione.
Per non perdere le buone abitudini.
E risalire soddisfatti.
Senza la maschera non avrebbe visto troppo bene la costa, anche se man mano che si avvicinava era tutto più chiaro.
“Ci sei quasi tre ore in acqua ...”
“Sì, faccio una pausa, e mi prendo un po' di sole. E tu?”
“Sto provando ad entrare da mezz'ora, da quando ho iniziato a mettermi la muta ... adesso faccio un giro.”
“Non hai problemi con qualcosa che viene dal mare, ma come la mettiamo con qualcosa che non viene dal mare?”
“C'è quella boa gigantesca, se non vedono quella, non vedono davvero nulla, allora ...”
“Aspetta ...vengo anche io e sto in zona. Non avevo davvero voglia ancora di stendermi al sole.”
“Bella resistenza ... io se sto un'ora senza la muta, in questa zona di mare, ho i brividi.”
“No, ... due o tre ore in questa stagione, è alla portata di tutti, anche in questa zona. Andiamo.”
“Non metti le pinne?”
“No, oggi no, preferisco così ... uno snorkeling leggero. E' la cosa che preferisco in definitiva. Domani vado in spiaggia e lì mi stendo, prevalentemente, al sole, quindi ne approfitto oggi per stare in acqua.”
“Eh, ... io lavoro domani, nel pomeriggio. E dormirò sino a mezzogiorno dopo la giornata di oggi.”
“Esagerato, per poche ore al mare ...pensa a quelli che vi trascorrono tante ore, specie di notte.”
“Beh, conoscevo uno che faceva il portiere di notte, in una zona turistica. La mattina, stendeva l'asciugamano in spiaggia e dormiva sotto il sole.”
“Buono ... quello sì che sapeva come fare le cose, per bene, buongustaio ...”
“Beh, andiamo? ... più passa l'ora e meno si vedranno pesci in giro nelle vicinanze.”
“Le chiavi le hai tu: sono nella torcia, vuota, senza pile?”
“Come sempre ... non ho altro sistema per non lasciarle in giro.”
“Sì, poi terrò d'occhio il tendalino io. Anzi farò avanti indietro in continuazione ...”
Mise nuovamente la maschera, ed il boccaglio.
Era una di quelle giornate che non sarebbero mai dovute finire.
O quanto meno, ricominciare nuovamente, ogni giorno.





 
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Oh....Gualtiero....mi fa piacere che tu li abbia inseriti in un mio spazio.....ma, perchè renderli editi?....Dai....ora devi scriverne degli altri.....ma non è vero che se a pochi non suscitano grande emozione che non siano grandi racconti....non è così senza dubbio.... [SM=g28002]




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Re:

Scritto da: GualtieroGiovanni 14/07/2007 16.32
Perché scrivere?
Per comunicare.
Per mettere in comune con gli altri il proprio pensiero.




Io aggiungerei per comunicare dei valori importanti....questo è quello che è insito nei tuoi racconti....ed è forse questo che evita chi non è perfetto....ed anche nelle Giurie dei Premi ci sono uomini imperfetti......bravi letterati magari, ma imperfetti.....!!!!! [SM=g27992]




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Re: La notte.

Scritto da: GualtieroGiovanni 14/07/2007 21.37

in ispecie quando vedeva, nella vita di tutti i giorni, che tardava ad illuminare gli animi di altre persone, la luce in cui credeva, e che queste preferivano, rimanere nella notte.
Una notte che prima o poi avrebbe dovuto cedere il passo al giorno in cui si sarebbe dovuta lasciare la materia per vivere compiutamente senza la stessa.
Una notte nella quale troppo spesso gli uomini e le donne credevano di trovare il giorno, o pensavano fosse l'unica vita possibile, l'unico giorno possibile.
Una notte a cui talvolta le persone si aggrappavano come un bimbo alla propria madre.
Il suo compito era quello di ricordare che a quella notte seguiva il giorno, e che quel giorno, sarebbe stato tale per sempre.





Comunicare assurge anche il significato di compito....compito di ricordare..... [SM=g27988]




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Re: Due vecchi amici.

Scritto da: GualtieroGiovanni 14/07/2007 21.41


Aveva regolato la sveglia per le cinque del mattino,..............................................
.................................
Era una di quelle giornate che non sarebbero mai dovute finire.
O quanto meno, ricominciare nuovamente, ogni giorno.



Un comunicare di sensazioni, di emozioni, ... un comunicare delle buone e sane regole ....

Eppure Gualtiero, la lettura mi sembra un pò modificata rispetto a ciò che avevo letto tempo addietro.....hai aggiunto?....

BRAVISSIMO come SEMPRE. [SM=g28002]




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Boh, non ricordo, è, a parte l'errore di digitazione di cui ti eri accorta tu, il testo inviato a quel Concorso.





 
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notizie dall'ultimo concorso?




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Ancora niente ...
Ma prima o poi avrò notizie, credo.
Io aspetto.
[SM=x1332380] [SM=x1332381]





 
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non mi sembra cosa saggia (ma non stò giudicando!) [SM=x1392707]




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