00 07/03/2009 08:15


Lo rivela un quotidiano locale

Emerge un nuovo particolare importante nell'inchiesta sul delitto di Garlasco. Nella perizia depositata dalla difesa di Alberto Stasi, unico accusato dell'omicidio di Chiara Poggi, si parla di due armi utilizzate per assassinare la giovane. Un'ipotesi che, se accertata, andrebbe decisamente contro quella sostenuta dall'accusa che invece parla di un'unica arma. La perizia contenente la tesi, è stata pubblicata da un quotidiano locale.

Due armi diverse per uccidere Chiara Poggi, dunque, e probabilmente due persone, e non una, che entrano a casa sua per massacrarla. E poi, secondo questa tesi ancora tutta da verificare, chi ha ucciso Chiara sarebbe rimasto a guardare la sua agonia per almeno un quarto d’ora. In tutto, killer e complice sarebbero rimasti a villa Poggi almeno mezz’ora: è questo lo scenario descritto dal perito della difesa, partendo dalle macchie di sangue su pavimenti e muri.

Quindi Alberto Stasi, almeno per la perizia dei suoi difensori riportata dal quotidiano "La Provincia pavese", non c’entra. Anche perché l’altezza degli schizzi, che raggiungono al massimo i 70 centimetri, fa pensare a persone alte non più di un metro e 60 centimetri se donne, un metro e 70 se uomini. E Alberto è alto un metro e 76. La difesa parla di "pluralità di mezzi" come causa delle lesioni che hanno portato Chiara alla morte.

Per le fratture craniche, il perito che ha redatto il documento ipotizza un corpo contundente con stretta superficie battente, e un manico corto adatto a colpire ripetutamente. Per le lesioni alla "regione frontale sinistra" il perito ipotizza uno "strumento con più ampia superficie battente". Sottintesa a questo ragionamento è la possibilità che, se il corpo è stato sollevato da due persone, abbiano anche colpito in due, piuttosto che una sola persona capace di usare due armi.

La macchina fotografica scomparsa
Una macchina fotografica Nikon L4, collegata al pc di Alberto Stasi il 9 agosto 2007, quattro giorni prima dell'omicidio, non è disponibile per l'analisi dei periti. A rivelarlo è sempre "La Provincia Pavese", che riporta quanto scrive l'ingegner Paolo Reale, perito dei Poggi, nella relazione al gup: "Rimane traccia di un link cancellato, che punta a un'immagine anche questa non rintracciabile sul pc".





tgcom