00 04/03/2009 09:10


Bozza governo a Commissione Ue

Un aumento graduale dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche a partire dal 2010, per arrivare a quota 65 anni nel 2018. Lo prevede la bozza che il governo ha inviato alla Commissione europea per l'esame e che punta ad innalzare di un anno per ogni biennio l'età pensionabile per le donne nella P.A. (oggi a 60 anni) per parificarla a quella degli uomini. Così facendo l'Italia si adeguerà alla sentenza della Corte Europea di giustizia.

È la strada che il governo intende seguire per adeguarsi alla sentenza della Corte europea di giustizia che ha chiesto di equiparare l'età per la pensione di vecchiaia fra uomini e donne, oggi fissata rispettivamente a 65 e 60 anni.

Nel dettaglio, secondo quante trapela, il governo vuole aumentare l'età per le donne a 61 anni nel 2010, a 62 nel 2012 e di un ulteriore anno per ogni biennio successivo fino a raggiungere quota 65 nel 2018.

La soluzione che il governo intende adottare ricalca con differenze marginali quanto suggerito nella relazione della commissione di esperti voluta dal ministro per la Funzione pubblica Renato Brunetta, che ha proposto un innalzamento graduale ogni 18 mesi sempre a partire dal 2010. Secondo gli esperti di Brunetta i risparmi per le casse pubbliche ammonterebbero a 2,3 miliardi in otto anni.

Il testo del provvedimento
E' composto da un solo articolo di legge che sostituisce dal 2010, quanto previsto dalla legge 335 dell'8 agosto 1995 (articolo 2, comma 21). Il testo prevede che ''a decorrere dal primo gennaio 2010 per le lavoratrici iscritte alle forme esclusive dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, il requisito di età per il conseguimento del trattamento pensionistico di vecchiaia e il requisito anagrafico sono incrementati di un anno''. L'articolo prevede poi un ulteriore incremento. ''Tale eta' - prosegue il testo - è ulteriormente incrementata di un anno, a decorrere dal primo gennaio 2012, nonche' di un ulteriore anno per ogni biennio successivo fino al raggiungimento dell'età di 65 anni''. La norma prevede comunque che ''restano ferme la disciplina vigente in materia di decorrenza del trattamento pensionistico e le disposizioni vigenti relative a specifici ordinamenti che prevedono requisiti anagrafici piu' elevati, nonche' le disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n.165''. ''Le lavoratrici di cui al presente comma - prevede inoltre l'articolo - che abbiano maturato entro il 31 dicembre 2009 i requisiti di eta' e di anzianita' contributiva previsti dalla normativa vigente prima della entrata in vigore della presente disposizione ai fini del diritto all'accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia conseguono il diritto alla prestazione pensionistica secondo la predetta normativa e possono chiedere all'ente i appartenenza la certificazione di tale diritto''.

Cgil: "Inaccettabile accanimento contro le donne"
La proposta di modifica, elaborata da una commissione mista dei ministri della Pubblica amministrazione, del Welfare e dell’Economia, non piace alla Cgil. "E' un inaccettabile accanimento contro le donne, nascosto dietro l’ipocrisia della cosiddetta gradualità", dice il segretario confederale Morena Piccinini, che ha accusato il governo di "sollecitare pareri di esponenti europei per trovare alibi all’idea di fare cassa sulla pelle delle donne".






tgcom