Un gene ci fa amare il jumk food*

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giuggyna
00lunedì 15 dicembre 2008 14:48
La lotta con il peso è nel DNA
La lotta contro l’ago della bilancia comincia dalla doppia elica del DNA. E contro i geni la forza di volontà e le convinzioni salutiste hanno ben poche armi: l’attrazione fatale verso cioccolato, patatine e noccioline varie scatta proprio al livello della mappa genetica. Insomma, se non riusciamo a frenare l’acquolina in bocca davanti al cibo spazzatura, in fondo non è tutta colpa della nostra gola, ma la genetica ha la sua quota di colpa.

Esiste infatti un gene dello “junk food”, che ci rende schiavi di certi sapori, o che almeno ci rende la vita ancora più difficile quando dobbiamo mettere al bando gli alimenti ricchi di grassi e zuccheri. Secondo i ricercatori della Dundee University che hanno pubblicato il loro studio sul “New England Journal of Medicine”, è questo l’imputato numero uno che porta a “sgarrare” dal regime alimentare necessario a perdere peso e quindi causa il fallimento di una dieta.



Il “gene canaglia” , denominato FTO, oltre a renderci succubi della voglia pazza di patatine e cheeseburger, è legato a doppio nodo con l'obesità. Finora non era chiaro in che modo il difetto a carico di FTO influenzasse il peso corporeo. La ricerca ha evidenziato che la mutazione del gene è associata a preferenza per cibi non salutari, ricchi di grassi e zuccheri. Chi ha la sventura di ospitare nel proprio corredo genetico questo nemico della linea, in virtù delle sue preferenze alimentari, finisce per ingerire 100 calorie in più per ogni pasto. Numericamente si tratta di un piccolo esercito di persone: in Gran Bretagna, ad esempio, si tratta dei due terzi della popolazione. Cento calorie in più a pasto sono circa l'equivalente di uno snack tipo Kit Kat: a prima vista potrebbe sembrare un surplus modesto, ma, calcolatrice alla mano, questo apporto supplementare si traduce in ben 2.100 calorie in più alla settimana, l'equivalente di un pasto completo e sostanzioso. Quanto basta, dunque, per vedere salire inesorabilmente l'ago della bilancia di settimana in settimana.

Le colpe del gene FTO sono state dimostrate dal test del Dna condotto su 100 scolari. I ricercatori della Dundee University hanno monitorato i pasti di ognuno di loro, scoprendo che i portatori del gene in questione erano più inclini ad ingurgitare cibo spazzatura. "Con il risultato - spiega Colin Palmer, a capo del team di studiosi - che ingerivano molte più calorie. Quanto basta per portare il proprio peso corporeo letteralmente fuori controllo".

Il gene, FTO, insomma, agisce sulla scelta dei cibi. Una copia della mutazione nel DNA di un individuo aumenta il suo rischio obesità del 30%, ma due copie quasi raddoppiano il rischio (70%).
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