Stupro Capodanno,"Non consenziente"

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Frida07
00giovedì 2 aprile 2009 08:28

Parla la vittima: "Ho detto di no"

"Lui ci ha provato e io mi sono rifiutata. Non è stato un rapporto consenziente". E' il racconto che la ragazza vittima della violenza di Capodanno a Roma ha fatto in esclusiva a 'Mattino cinque'. Il legale della vittima, Fabrizio Federici, ha spiegato che il rapporto sessuale completo non c'è mai stato ma c'è stata una violenza sessuale che poi e' stata definita stupro in senso lato.

"Quella sera sono andata alla fiera di Roma per divertirmi. Poi ho conosciuto, sulla pista, questo ragazzo. Abbiamo ballato, però niente di che, solo cinque minuti. Dopo mi sono allontanata con lui perché è venuto da me un mio amico e mi ha chiesto se potevo procurargli delle sostanze stupefacenti e mi sono allontanata con Davide Franceschini, l'aggressore. Io non sono mai stata consenziente. Io mi sono diretta con lui nel bagno chimico per prendere quella cosa. Là, lui ci ha provato e io mi sono rifiutata. Non è stato un rapporto consenziente". E' il racconto che la ragazza vittima della violenza di Capodanno a Roma ha fatto in esclusiva a 'Mattino cinque'.

La ragazza, ha riferito il suo legale, è stata brutalizzata e le sono state provocate gravissime lesioni alle parti intime. La violenza rientra quindi nell'ambito della sfera sessuale. "Se ci fosse stato un rapporto consenziente non sarei stata presa per il collo - ha proseguito la vittima - Io sono arrivata all'ospedale che avevo lividi sul collo; lui quasi mi strangolava. Come puoi dire che il rapporto all'inizio poteva essere consenziente se lui mi teneva per il collo, mi dava dei pugni. Con le ginocchia cercava di allargarmi le gambe. Non puo' essere un rapporto consenziente. Io ho subito un intervento chirurgico molto delicato nella zona genitale".

"Da quello che mi hanno raccontato - ha proseguito la ragazza - io sono stata trovata seminuda, perché io quella sera, dopo il momento dell'aggressione, non ricordo come sia stata ritrovata. Io feci la mia prima dichiarazione in stato di shock. A momenti non ricordavo neanche il mio nome. La seconda volta venni interrogata appena uscita dalla sala operatoria, sotto anestesia e sotto morfina, e anche là io non ricordo quello che ho dichiarato. Poi, piano piano e con gli aiuti degli psicologi, sono riuscita a ricostruire il fatto. Io sono stata trovata, non so se da un soccorritore del 118 o se da un vigilante, senza biancheria intima, senza niente. Anche loro hanno visto le condizioni in cui ero".

"Lui ha tentato di violentarmi però alla fine mi ha fatto male perché mi ha preso proprio con rabbia - ha continuato la vittima - Lui con rabbia con le ginocchia mi ha ferita e dunque non è più riuscito nel suo intento. E' per questo che non sono state trovate tracce biologiche. Anche lui stesso dichiara questo, che visto il sangue, visti i miei lividi è scappato, dunque il rapporto non c'è stato. Però lui ha tentato di violentarmi. Io ricordo le parole che mi diceva. Tutti dicono che le ragazze devono confessare i fatti che succedono, ma adesso io capisco perché molte ragazze non denunciano i fatti perche' alla fine si vergognano".

"Io sono passata da una violenza che ho subito - ha aggiunto la giovane - sono stata male, e adesso ritrovarmi anche processata dai giornali dicendomi che ero consenziente di una violenza quando non è assolutamente vero. Io sono venuta qui per battermi e per dire alla ragazze che si devono fare forza, non si devono vergognare. Io adesso mi sto vergognando perché adesso nel mio paese tutti mi dicono: 'Ci sei andata, tu eri consenziente e poi ci hai ripensato'. Ma non è così. Se lui è andato a confessarsi e ha ammesso le sue responsabilità le porti fino in fondo. Adesso per un esame del Dna non si tiri indietro perché io lo sapevo fin dall'inizio che sarebbe andata così".

"Io ho cambiato lavoro - ha proseguito - Prima facevo la barista ma ora non riesco più a lavorare nei bar. Anche perché nel bar del paese dove lavoravo io mi conoscono tutti e la gente mi chiede come sto, cosa faccio. Dalle persone che mi sono vicine non mi sento giudicata, anzi i miei genitori e i miei nonni mi stanno vicino, anche i miei amici. Con il mio fidanzato non è cambiato nella, anzi mi è stato abbastanza vicino. Quando sono uscita dall'ospedale non lo volevo più vedere".

"Quando sono uscita dall'ospedale lui voleva venire a trovarmi a casa ma io non l'ho mai fatto venire - ha proseguito la vittima - Sentivo un rifiuto nei suoi confronti, invece lui ha continuato a seguirmi. Adesso ho paura del buio. Ho paura del mio futuro. Questi sono fatti che ti segnano. E poi ho paura del futuro perché le cose che stanno scrivendo sui giornale mi creano tipo un'etichetta, secondo me. Un'etichetta che io non ho mai avuto perché da quando avevo 17 anni ho sempre lavorato, sono sempre stata una brava ragazza".

"Non ero una sbandata - ha aggiunto - Ho sempre avuto i miei soldi, non ho mai chiesto nulla alla mia famiglia. E adesso mi ritrovo così. Non è giusto. Tutte le ragazze che hanno subito questi fatti devono andare avanti e non devono vergognarsi. Perché non è giusto che delle persone così cattive riescano a farla franca".

"Io ho conosciuto molte persone che facevano uso di alcool o sostanze stupefacenti - ha concluso la giovane - ma non vanno in giro ad aggredire le persone. Per me l'abuso di alcool o di sostanze stupefacenti non significa niente sul fatto che tu violenti una persona; devi essere proprio tu, la persona stessa a fare questo atto".




tgcom
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