Moda uomo: sua maestà la cravatta

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
giuggyna
00martedì 18 novembre 2008 17:55
Per il 2009 più fine e più corta

La querelle è antica come la storia dell'abbigliamento maschile. Cravatta sì o cravatta no. Ed è proprio con l'arrivo della stagione fredda e la ripresa a pieno ritmo delle attività e degli appuntamenti mondani in città che la questione torna di attualità.
Stilisti e lookmaker sono tutti d'accordo: per l'autunno-inverno il nodo intorno alla camicia rimane un must.

Classica se indossata con la giacca blu. Fantasiosa quando si accompagna ad un abito sportivo. Di batista, di cachemire o di broccato. Riconosciuta universalmente come il più inutile e superfluo dei capi di abbigliamento la cravatta è tuttavia portata quotidianamente da milioni di persone. Definita il gioiello maschile per eccellenza, al di là dei gusti e delle polemiche resta quindi un accessorio intramontabile, quasi indispensabile, pur nella sua evidente inutilità.

Ma utile o meno, quella del 2009 sarà una cravatta "diversa"... col lifting e dimagrita. Diversa se paragonata a quella di un tempo, più fine, non necessariamente tagliata a punta, realizzata in tessuti moderni o insoliti come la maglia, e con le applicazioni svariate, dalla pelliccia, alle piume, alle perle, o motivi surrealisti e astratti.
Soprattutto va spesso portata in modo casual, morbida sul collo, e con disinvoltura per tutte le occasioni. Sono gli stilisti ad interessarsi a lei, a farla diventare parte delle loro creazioni, a lavorarla quasi più di un abito, a elevarla ad elemento essenziale del nuovo chic.


Prima la cravatta veniva portata - da molti di malavoglia - in circostanze obbligate, era il simbolo della classe dirigente o peggio un accessorio demodé, addirittura le grandi maison di moda l'acquistavano da produzioni esterne, sotto licenza (il modello era più o meno sempre lo stesso). Oggi è invece in corso una piccola rivoluzione: le cravatte vengono disegnate dagli stessi stilisti, secondo logiche proprie, senza standard, a volte sono ridotte a semplici laccetti.
''La cravatta rappresenta per l'uomo quello che i gioielli sono per la donna. E' un accessorio che ha una sua autonomia che da solo permette di cambiare lo stile di una silhouette'',osserva Lucas Ossendrijver, direttore creativo delle collezioni uomo per Lanvin sotto la direzione artistica di Alber Elbaz.
E' un criminale di classe, quasi un gentleman, l'uomo con la cravatta, alla Henri Verneuil nel film 'Colpo grosso al casino'' (1963) con Alain Delon, dell'ultima collezione di Louis Vuitton.
La cravatta si colora invece con simboli di mongolfiere, treni a vapore, orologi alla Dalì, per l'uomo viaggiatore della collezione 'Il giro del mondo in 80 giorni' di Viktor & Rolf.

La tendenza a far diventare la cravatta più fine, passando dai classici 9,5 centimetri di larghezza fino a 6 centimetri dei modelli piùrecenti, era stata inaugurata nel 2000 da Hedi Slimane, direttore artistico di Dior Homme. Nel giro di pochi anni gli stilisti hanno cominciato ad adottarla, prima timidamente, fino a farla diventare un must delle proprie collezioni. Persino Lacoste la fa portare sulle sue polo, colletto rigorosamente abbassato, tagliata in maglia e non in tessuto per un effetto più morbido.
La cravatta diventa anche libertina, seppur per una buona causa, la lotta contro l'Aids, per Hermes che l'ha lanciata viola, diventato colore dell'anno dopo che la premiere dame Carla Bruni l'ha adottato per il suo guardaroba, con un taschino nella parte interna porta-preservativo.
Ma perché la si indossa? E quando e dove nasce?
La sua data di nascita ufficiale non è nota ma, anche se sembra strano, l'esigenza maschile di adornare il collo sembra risiedere agli albori dell'umanità. Ne sono testimonianza le sculture egiziane dei faraoni che facevano bella mostra di ampi collari composti da pietre preziose. In Europa ha visto la luce nel Seicento e la terra madre della cravatta è la Croazia, da cui prenderebbe anche il nome derivando dalla parola 'croatta'.
Sembra che l'idea sia nata dal modo di legare con un ampio nodo il colletto delle divise dei soldati croati al servizio del re di Francia durante la guerra dei Trent'anni combattuta tra il 1618 al 1648.

Anche la personalità influisce sull'uso della cravatta. "Dimmi la cravatta che indossi e ti dirò chi sei". Infatti, tra le tante branche della psicologia emerge uno studio che definisce comportamenti e stati d'animo di chi indossa e sceglie una cravatta piuttosto che un'altra. Sembra che se quelle dai disegni geometrici siano indice di una ricerca dell'ordine, quelle a strisce denotino una volontà di organizzazione. Tra le strisce, poi, quelle larghe sono sinonimo di di esuberanza mentre quelle sottili di meticolosità. In genere poi più è grande la fantasia maggiore sarà l'impegno fisico che si dovrà affrontare: disegni grandi per una gita in macchina, piccoli per una normale giornata d'ufficio. Insomma indossare una cravatta passa anche per un'affermazione del proprio 'Io'.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:30.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com