La tassa sul p2p

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Frida07
00martedì 27 gennaio 2009 09:17

Al recente Midem di Cannes, la più grande fiera internazionale della musica, si è discusso sui nuovi modelli di business del mercato musicale. I dati parlano chiaro: le vendite di musica online crescono del 25% ma non bastano a compensare il tracollo dei cd, visto che il 95% dei download sono ancora illegali. Inutile opporsi, meglio trasformare il p2p in una fonte di guadagno. Ecco i nuovi passi dell'industria musicale.

Lo spunto per una discussione lo offre la notizia riportata dai giornali: l'Isola di Man, scampolo di terra tra le coste irlandesi e britanniche nota per le sue banche offshore, ha deciso di proporre alle major un accordo che concederebbe agli abitanti di scaricare da internet tutta la musica desiderata dietro il pagamento di una tassa periodica. Insomma il concetto sarebbe: "collegatevi pure ai vari Emule del mondo, scaricate tutto ciò che volete, in cambio però versate un piccolo obolo fisso che entrerà nelle tasche dell'industria musicale"

"Se non riesci a sconfiggere un nemico, cerca almeno di diventare suo amico". In questo caso l'amico fa fare un sacco di soldi. In un articolo di Repubblica si cita l'opinione di Gerd Leonhard, imprenditore del Web nonché autore, scrittore, divulgatore e speaker che si occupa di nuovi media: "Se potessimo avere una licenza in grado di far pagare a chi si connette a Internet un solo euro al mese per poter scaricare liberamente la musica, l'industria potrebbe guadagnare 500 milioni di euro al mese, circa 26 miliardi di euro l'anno".

Ora come ora invece a guadagnare sul file sharing sono solo le compagnie telefoniche, non chi crea e produce musica o contenuti. Secondo uno studio di Cisco Systems circa il 50% del traffico internet nel mondo è costituito dal peer to peer. Al settore musicale la cosa inizia a dare fastidio: "Il file sharing on line va trasformato in un opportunità, in una fonte di ricavi" ha affermato Feagarl Sharkey, amministratore delegato di UkMusic, l'associazione che mette insieme discografici, artisti e produttori inglesi.

Il problema sarà trovare accordi che soddisfino sia i produttori che i distributori. Ma non solo: non sarà semplice eliminare tutti gli intermediari tra il processo di creazione e di fruizione della musica. Perchè in realtà i veri distributori potrebbero diventare semplicemente le società telefoniche che si occupano della gestione delle connessioni Adsl o in fibra ottica. Agli utenti non resterebbe che pagare una piccola tassa annuale per poter scaricare legalmente milioni di brani... Più o meno la stessa cosa che succede quando paghiamo il canone Rai o l'abbonamento ad una pay tv per vedere quello che ci pare.




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