Di Natale e De Rossi: ecco i fenomeni

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giuggyna
00giovedì 11 settembre 2008 17:25
Le tante risorse della Nazionale di Lippi, i campioni e il gruppo. Così si va lontano
Due gol di Antonio Di Natale, sabato scorso a Cipro. Due prodezze di Daniele De Rossi, a Udine, dinanzi alla Georgia di Hector Cuper. E se la "prima" aveva destato dubbi e malumori per quanto si era sofferto, alla seconda esibizione la Nazionale di Marcello Lippi si è evitata paure e malesseri, più sicura, più convinta. Più squadra. Come doveva essere ed è stato, da campioni del Mondo che seguono una traccia, da campioni del Mondo che sanno esibire - quando serve - i loro fenomeni. Lo è stato Di Natale, lo è stato De Rossi.

E proprio sul tema ci si può dilungare, visto che sovente non sappiamo raccontare come sarebbe giusto, con enfasi e trasporto, la bravura, l'eccellenza dei nostri talenti, quello assai poco celebrato di Di Natale, per esempio; quello del romanista De Rossi che quando sta bene è (forse) il miglior centrocampista al Mondo. Nell'attesa che l'arrabbiatissimo Luca Toni ritrovi in azzurro la via del gol, che Del Piero continui a fare la sua parte, a volte in silenzio a volte con fragore, dispiacendoci per Totti lontano dall'azzurro, alla ricerca di Pirlo che vive - coi suoi compagni milanisti - un momento di difficoltà, e quel Camoranesi che è uno tanto bravo quanto scarsamente dipinto per quello che realmente vale: unico o quasi, nel suo ruolo. Per non dire di Gigi Buffon: numero uno dei numeri uno.

Ecco, con tanti fenomeni che - a turno - possono risolvere una partita, o semplificarne il percorso, o difenderne i contorni, con tanti fenomeni Marcello Lippi ci sa fare: sapendo sceglierli al momento giusto, come è stato ai Mondiali del 2006 o in queste due gare; sapendo motivarli, dentro e fuori l'undici titolare; conoscendone i pregi e i difetti, e gli umori e gestendoli da campioni, col carisma dei suoi quindici anni di grande calcio; con la patente di cittì campione del Mondo, che è sempre un bell'effetto.

Questa è la realtà di un'Italia che non esibisce quel gioco che alcuni vorrebbero ammirare, ma sa fare la sua strada, che deve illuminarsi mese dopo mese, gara dopo gara. Sfoggiando - a turno - gente da Pallone d'oro: come il De Rossi di Udine.
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