De Sica: "Massimo Boldi? Rancoroso"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
giuggyna
00giovedì 2 ottobre 2008 20:03
Esce l'autobiografia "Figlio di papà"
C'è un po' tutta la sua vita: dal rapporto con il grande papà Vittorio alla delusione per la fine del sodalizio artistico con Massimo Boldi. Christian De Sica si mette a nudo nell'autobiografia "Figlio di papà", edito da Mondadori. Del padre ricorda gli ultimi momenti, l'incontro con Visconti ("i suoi ragazzi erano biondi, magri") e Boldi che gli è stato vicino nei momenti di difficoltà salvo poi cambiare atteggiamento: "Aveva un rancore sordo".

In alcuni passi del libro, che uscirà settimana prossima e di cui Magazine del Corriere della Sera ha pubblicato ampi stralci in anteprima, De Sica ricorda quando aveva passato dei brutti momenti in ospedale dopo che un petardo l'aveva colpito all'occhio. Massimo Boldi era accorso subito al suo capezzale: "Boldi piangeva: 'Christian, è tornato tutto come prima, l'occhio è tornato come prima'. Di Massimo voglio ricordare questo e mi voglio ricordare quanto ci siamo divertiti quando abbiamo fatto i nostri film, sul set, perché lui era molto generoso e rideva moltissimo di quello che facevo io. E se io facevo una cosa o gliela fregavo, lui era contento di dividerla con me, quella battuta. Poi questo suo meraviglioso talento comico l'ha, non so perché, dilapidato. Ha cominciato a imitare Villaggio, faceva le stesse linguette (...) Massimo invece aveva un rancore sordo e nascosto. Ha cominciato a ragionare in modo malfidato e un po' ossessivo, prima pensando che io, vivendo a Roma, fossi pappa e ciccia con gli sceneggiatori, con i registi e anche con il nostro produttore. E che tramassi contro di lui a mio vantaggio. Cosa mai accaduta. Non mi piacciono gli intrighi, sono leale, nella vita e nel lavoro".



In casa De Sica circolavano i grossi nomi della cinematografia italiana. E' il caso di Luchino Visconti. "Eravamo grassi o e mio fratello Manuel. avevamo dei culi così, i calzoni corti, le facce rotonde. Io dodici e lui quattordici anni. Una sera vediamo arrivare Luchino Visconti, tutto elegante, in un lino bianco pittoresco, assieme ai suoi ragazzi. Magri. Biondi. Eterei. Di contrasto, nerovestiti. (...) Andiamo a mangiare a casa di Luchino (...) ci ubrichiamo, venticinque bottiglie di vino partono e papà urlando come un pazzo: 'Se quel pederasta di Visconti vi da un'avance a voi, io lo prendo a schiaffi davanti a tutti!".

Infine i ricordi di De Sica si fanno più intimi quando parla degli ultimi momenti di vita del padre: "Papà è spirato tra le mie braccia il 13 novembre 1974 all'ospedale di Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi. Io recitavo in teatro a Milano. Mia madre mi ha chiamato. Ho preso il primo aereo. Sono arrivato all'ospedale, ho visto papà. Il vestito attaccato alla stampella. Quello blu. Gessato. Elegante. Non aveva più voce: 'Christian, molla tutto e vieni via con me, mi faccio un ultimo ciclo della cura poi torniamo a Montecarlo. Insieme, Cesare (era un suo amico giocatore accanito come lui) mi sta aspettando. Stai vicino a mamma, Christian, e soprattutto guarda che bel culo che c'ha quell'infermiera".

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com