Cinema, è morto regista Dino Risi

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giuggyna
00sabato 7 giugno 2008 14:58
Roma, maestro commedia aveva 91 anni
Un altro grande maestro del cinema italiano ci ha lasciati. Dino Risi è morto a 91 anni nel suo appartamento nel residence Aldovrandi a Roma dove viveva ormai da anni. Il regista era nato a Milano il 23 dicembre del 1916. Nella sua lunga carriera è stato regista e sceneggiatore e soprattutto uno dei maggiori interpreti della commedia all'italiana insieme a Mario Monicelli, Luigi Comencini, Nanni Loy ed Ettore Scola.

Il successo arriva grazie a "Pane, amore e..." nel 1955, sequel dei fortunati "Pane, amore e fantasia" e "Pane, amore e gelosia", che raccontano le comiche imprese del maresciallo Carotenuto (interpretato in tutte le pellicole da Vittorio De Sica).

Arriva poi "Poveri ma belli" (1956). Lavora con Alberto Sordi, Nino Manfredi e Vittorio Gassman. Con Sordi dirige "Il vedovo" (1958), satira di costume, mentre dirige Gassman in un film che consacra l'attore genovese, "Il mattatore" (1959). Sono gli anni '60 a consacrare il suo cinema. Arriva "Una vita difficile" (1961), a fianco di Lea Massari, e poi il suo film più famoso: "Il sorpasso" (1962), ancora con Gassman, e Trintignant. Altro indimenticato successo in bianco e nero sono "I mostri" del 1963 con Gassman e Ugo Tognazzi. Con lui ha lavorato anche Totò nel film "Operazione San Gennaro" del 1966.

Tra i suoi lavori degli anni '70, "In nome del popolo italiano (1971), ancora con Tognazzi e Gassman, "Sessomatto" (1973), con Giancarlo Giannini e Laura Antonelli, "Profumo di donna" (1974), sempre con Gassman. Lavora con Mario Monicelli e Ettore Scola in "I nuovi mostri" (1977), poi, negli anni '80 dirige Renato Pozzetto in "Sono fotogenico" (1980) e Lino Banfi in "Il commissario Lo Gatto" (1986), ma anche Marcello Mastroianni e Romy Schneider in "Fantasma d'amore" (1981).

Negli anni '90 lavora per l'ultima volta con l'amico Gassman in "Tolgo il disturbo" (1990) e realizza "Giovani e belli" (1996), remake di "Poveri ma belli". Premiato dal pubblico e amato dalla critica, Risi riceve l'omaggio del Festival di Cannes, che nel 1993 gli dedica una retrospettiva delle sue quindici opere più significative, e il Leone d'Oro alla carriera nel 2002. Il 2 giugno del 2004, in occasione delle celebrazioni della Festa della Repubblica, il regista riceve dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.

"La morte? Mi incuriosisce"
A Dino Risi piacevano le battute argute, ma amava anche fare delle profonde riflessioni sull'esistenza. Ad esempio, proprio qualche anno fa, disse: "La morte? Mi incuriosisce. Prevedo delle sorprese. La vita in fondo non è questa grande trovata...". E, ancora, "penso che bisognerebbe andarsene tutti a ottant'anni. Per legge". In un certo senso, il grande Maestro si sentiva come l'ultimo sopravvissuto di una grande stirpe. "Mi sento come un inquilino abusivo. Sono rimasto senza amici. Erano tutti più giovani di me e se ne sono andati prima di me, Gassman, Fellini, Zapponi, Lapegna, Tognazzi, Mastroianni, Sordi, Manfredi. Non so più con chi parlare".

Lui si sentiva insomma poco moderno: "Il linguaggio dei giovani è insopportabile. I miei nipoti vanno avanti a 'puntocom' e 'vuvuvu'. Io non ho nemmeno il coso, come si chiama, il fax. Imbuco sempre le lettere nella cassetta".

Ma il Risi che si ricorda è soprattutto quello delle grandi risate: ad esempio, amava schermirsi. "Mi piacciono solo i film che sto per fare. Dopo non vado neanche a vederli", ripeteva. Assieme al cinema, la sua grande passione erano le donne. E non ne faceva mistero: "A sei anni ero innamorato di una cameriera. Mi portava a letto con sé. Ho conosciuto il piacere, si può dire".
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