01/07/2008 12:15 |
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La diversificazione degli investimenti adottata giocoforza dalle case discografiche a fronte del calo inarrestabile delle vendite di cd (vedi News) comincia a dare i suoi frutti: nel 2007, informano le statistiche dell’associazione di categoria BPI che per la prima volta calcolano il giro d’affari dei business “non tradizionali”, l’industria discografica inglese ha ricavato l’11,4 % dei suoi guadagni complessivi dal coinvolgimento in attività come l’organizzazione di concerti e la vendita di merchandising, dalle licenze commerciali su loghi e immagini degli artisti, da prodotti digitali come wallpaper per telefonini e dai contratti di sponsorizzazione.
Complessivamente queste voci di incasso (compresi i diritti di sincronizzazione pubblicitarie e cine-televisive, + 20,1 %) hanno fruttato alle etichette inglesi 121,6 milioni di sterline (153,67 milioni di euro), il 13,8 % in più dell’anno precedente. “E’ una parte della storia di cui non si parla mai, soprattutto sui media generalisti dove si legge sempre e soltanto del crollo delle vendite di musica registrata”, ha ricordato l’amministratore delegato della BPI Geoff Taylor. “Invece le etichette discografiche stanno diversificando, e gli introiti che provengono dalle licenze per piattaforme digitali, film, tv, giochi e pubbliche esecuzioni si combinano oggi con le entrate generate da molteplici accordi relativi allo sfruttamento economico dei diritti”.
rockol.com |
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