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Il poltergeist lo spirito burlone

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2008 08:54
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Il poltergeist lo spirito burlone

Il poltergeist o ''spirito burlone" è uno degli aspetti più intriganti dell'intero panorama del mondo paranormale. Le persone che non credono agli spiriti sono molte, ma coloro che scientemente rinnegano la possibilità che il poltergeist sia un fenomeno concreto sono pochissime.
Anche se, ovviamente, la loro teoria preferita consiste nell'immaginare che il poltergeist altro non sia che una delle tante potenzialità ancora inspiegate della nostra mente. Se il poltergeist è un fantasma o uno spirito, così come la sua stessa definizione implica, la sua principale caratteristica è quella dell'inganno.
In un caso di poltergeist, si vedono gli oggetti volare nell'aria, le porte si spalancano e si chiudono da sole, pozze d'acqua compaiono come d'incanto materializzate dal nulla.
Per lo più non si tratta di fenomeni rari. In questo stesso momento, a soli pochi chilometri di distanza da te che stai leggendo, si sta manifestando un caso di poltergeist. Uno dei casi storici più clamorosi è quello citato nell'opera “Annales fuldenses” che ci riporta all'858 d.C. Teatro dei fatti una fattoria nei pressi di Bingen, sul fiume Reno. La cronaca parla di uno "spirito demoniaco" che scaglia pietre e fa tremare le pareti come se ci fossero uomini che le percuotono con dei martelli. Le pietre che volano sono una delle manifestazioni tipiche del poltergeist. Ma il fenomeno contemplava anche fuochi improvvisi - che, stranamente, non provocano quasi mai danni seri - e nella fattispecie del caso in questione avevano incendiato i covoni appena raccolti. A volte - sebbene molto più raramente - si avvertivano anche delle voci, che accusavano l'uomo dei suoi peccati, come l'adulterio e la fornicazione. Alcuni sacerdoti, inviati dal vescovo di Magonza, avevano eseguito un inutile esorcismo, perché è ormai ampiamente dimostrato che per far cessare questo genere di eventi l'esorcismo è pratica che non serve. Fu solo a cominciare dal 1882, con la nascita della Società per la ricerca psichica, che i fenomeni di poltergeist incominciarono a essere studiati con serietà e continuità. Sin da subito ci si accorse che tutte le volte in cui il poltergeist compariva, nella casa era presente un adolescente, che avrebbe potuto essere la "causa" scatenante. E in un'epoca in cui le teorie freudiane spopolavano, era evidente che l'ipotesi più plausibile fosse quella di una manifestazione incontrollata delle energie sessuali dell'inconscio del giovane, anche se nessuno era mai stato in grado di spiegare i veri meccanismi del fenomeno. In Inghilterra uno dei casi più noti è anche uno dei primi a essere stato perfettamente documentato: il fantasma del tamburino di Tedworth. I fatti avvennero nella casa di un magistrato di nome John Mompesson, nel marzo del 1661. Tutta la casa era disturbata ogni notte dal rumore assordante di un tamburo. Il magistrato aveva fatto arrestare per schiamazzi notturni un vagabondo, certo William Drury, che andava in giro per le strade suonando un tamburo. Mompesson aveva ordinato la confisca del tamburo, malgrado l'opposizione di Drury. L'uomo era finito in galera lo stesso per documenti contraffatti, ma era riuscito a scappare, senza poter però recuperare il suo tamburo. Da quel momento in avanti era iniziato il disturbo nella casa del giudice. Oltre a questo, lo "spirito" sbatteva le porte, abbaiava come un cane, squittiva e raspava come un topo, miagolava insistentemente come un gatto. Altre volte gridava a voce alta: «La strega! La strega!»; altre ancora svuotava la cenere e i pitali nei letti dei bambini. Sovente si vedevano oggetti volare nelle stanze senza cause apparenti. Nel 1663 Drury era stato "pizzicato" per aver rubato un maiale ed era tornato in carcere. Qui, parlando con un conoscente che era andato a fargli visita, si era lasciato scappare che quanto di strano stava accadendo nella casa del giudice era causa sua e che tutto sarebbe continuato fino a quando il giudice non avesse consentito di dissequestrare il suo tamburo. E così il misterioso fenomeno era cessato. Un altro caso famoso di poltergeist si verificò nella casa del reverendo Samuel Wesley - nonno del fondatore del metodismo - presso la sua canonica di Epworth, nel Lincolnshire. Il "vecchio Jeffrey", come i componenti la famiglia avevano incominciato a chiamare lo spirito, aveva iniziato le sue performances la mattina del 1° dicembre 1716 con forti grugniti e - qualche notte dopo - con violenti colpi alla porta. Lo spinto produceva anche rumore di passi che camminavano nel corridoio e nelle stanze vuote. Il "fuoco" del poltergeist venne sin da subito individuato nella diciannovenne Hetty Wesley, solitamente sveglia quando i fenomeni incominciavano. Come al solito, dopo qualche tempo, tutto si era placato. Invece il celeberrimo caso del fantasma di "Cock Lane" finì con un pover'uomo innocente condannato a due anni di prigione. Questa volta il "fuoco" della situazione era la decenne Elizabeth Parsons, la figlia di un impiegato di nome Richard Parsons. La famiglia Parsons aveva in casa due inquilini: un ristoratore in pensione, William Kent, e la sua compagna Fanny Lynes, la cui sorella Elizabeth era stata la moglie del signor Kent. (Era per questo motivo che i due non potevano sposarsi, dal momento che la legge proibiva ad un vedovo di sposare la sorella della moglie defunta). Una notte in cui Kent era assente, la signora Fanny aveva chiesto alla bimba decenne di tenerle compagnia e dormire con lei. Ma avevano passato tutta la notte sveglie per i colpi e i rumori che si erano scatenati nella stanza, provenienti dal rivestimento in legno delle pareti. Poi Fanny Lynes era morta di vaiolo e Kent se n'era andato. Ma i rumori erano proseguiti fino a che un sacerdote di nome Moore era intervenuto per mettersi in contatto con lo "spirito", usando un codice per cui un colpo era da intendersi come "si" e due come un "no". L'entità si era rivelata come quella della Lynes, che aveva accusato l'ex compagno di averla assassinata poco alla volta somministrandole dell'arsenico. Per sua sfortuna, Parsons non sapeva che il poltergeist ama fare scherzi e burlarsi della gente. Venuto a sapere della presunta colpevolezza del signor Kent, non se ne era sorpreso, tenuto anche conto che quell'uomo gli era sempre stato cordialmente antipatico. Senza badare al fatto che i colpi erano iniziati prima ancora della morte della donna, Parsons non aveva avuto esitazione a denunciare Kent. Per difendersi a Kent era stato sufficiente tornare alla casa di Cock Lane e mettersi in contatto con lo spirito. Quando questi gli aveva lanciato l'accusa di essere un assassino, Kent, senza scomporsi, lo aveva attaccato gridandogli: «Non è vero, perché tu sei uno spirito menzognero, tu sei uno spirito bugiardo!». In breve, il "fantasma" era diventato famoso. Quando però un comitato di investigazione - fra cui anche il dottor Johnson - aveva indagato, aveva preferito starsene ben zitto, convincendo Johnson che si trattava di una frode. E allora Kent aveva deciso di passare al contrattacco e di sporgere querela. Il soggetto perseguito era per ovvi motivi il signor Parsons, il padre della piccola Elizabeth. Si decise di procedere a una nuova seduta, chiarendo alla bimba che se anche quella volta lo spirito fosse stato zitto, papà e mamma se la sarebbero vista brutta e sarebbero finiti in galera. Ovviamente, in quella comunicazione qualcosa era venuto fuori. Ma i domestici, spiando segretamente, avevano avuto modo di vedere che i colpi usati per comunicare erano provocati da Elizabeth con l’uso di una piccola bacchetta di legno. Tutto era stato denunciato come frode. Al processo, Parsons era stato condannato a due anni e alla esposizione per tre volte alla berlina. La moglie a un anno, e una donna che in alcune occasioni aveva comunicato con lo spirito, si era presa sei mesi. In aggiunta, ai Parsons era anche stata comminata una multa di 588 sterline, una cifra niente affatto indifferente per i tempi. Quando però Parsons era stato esposto alla berlina, la gente gli aveva mostrato simpatia e solidarietà, tanto da sottoscrivere una colletta per aiutarlo: un gesto veramente inusuale, in un'epoca impietosa in cui il popolino si divertiva un mondo a maltrattare chi era alla gogna arrivando a volte anche ad uccidere. Sfortunatamente, dopo il processo, non disponiamo più di notizie sui vari protagonisti della storia; ma una cosa è certa: la famiglia Parsons subì una profonda ingiustizia. Molti testimoni che avevano assistito alle sedute di comunicazione, asserirono infatti che sarebbe stato letteralmente impossibile per la piccola Elizabeth falsificare i colpi nelle pareti. Uno dei casi americani di poltergeist più famoso è quello verificatosi in una fattoria del Tennessee di proprietà di un certo John Bell. Anche quello che diventò il caso della “strega di Bell” è decisamente inusuale, poiché - caso praticamente unico nella storia del fenomeno - le cose cessarono con la morte della vittima. Il signor Bell aveva nove figli. Betsy, una bimba di dodici anni, era il "fuoco" scatenante. I disturbi erano incominciati nel 1817 con alcuni “trattamenti” nelle pareti e colpi occasionali. Poi mani invisibili strappavano le coperte dai letti e si sentivano rantoli e strani versi che si sarebbero detti provenire dalla gola di un uomo. Nell'aria volavano pietre e i mobili si spostavano da soli. Sovente lo "spirito" schiaffeggiava Betsy, le cui guance arrossivano dopo i colpi; a volte si sentiva strappare i capelli. Dopo circa un anno di infestazione, il poltergeist aveva sviluppato una voce, uno strano rantolio asmatico. (Le voci che si manifestano in questi fenomeni sono molti simili a quella umana, come se l'entità voglia impossessarsi della voce di un medium sconosciuto). Le osservazioni erano sempre poco simpatiche, come, per esempio: «Non sopporto la puzza di un negro». Quando il fenomeno si placava, la piccola Betsy cadeva esausta: ulteriore prova che era proprio lei il centro del fenomeno. John Bell aveva cominciato a subire violenti assalti, la mascella gli si irrigidiva e la lingua si gonfiava, intanto il poltergeist aveva sviluppato una voce normale, che diceva di appartenere a un'indiana Old Kate Batts. (Anche se era solito servirsi di molte voci diverse). Disse che da qual momento avrebbe perseguitato Bell fino alla morte, come in realtà accadde. Le scarpe dell'uomo volavano nell'aria e lo andavano a colpire al volto e lo spavento gli procurava violente convulsioni. Tutto era andato avanti fino a un giorno del 1820 quando il poveretto era stato trovato in preda a un profondo stupore. La "strega" rivelò di aver somministrato al “vecchio Jack” una dose di medicinale che gli sarebbe stata letale. Quando Bell morì per davvero, lo spirito aveva manifestato la sua grande soddisfazione provocando strepiti e frastuoni. Circa un anno dopo, mentre la famiglia di Bell era a tavola, nella canna del camino si era infilato uno strano oggetto, simile a una palla di cannone, che era finito nella brace con un forte colpo. Nello stesso momento si era sentita la voce della strega che aveva gridato: «Eccomi, sono tornata e non me ne andrò che fra sette anni». Un "esperto" di poltergeist, Nandor Fodor, spiega la triste sorte del signor Bell ipotizzando un atto incestuoso da parte della figlia Betsy. Per Fodor il poltergeist è come un "frammento della personalità" del soggetto che per qualche motivo non ancora conosciuto si distacca e agisce in piena autonomia. Ovviamente, non esistono prove che questa spiegazione sia valida. Un altro caso americano di grande rilevanza è quello accaduto nel 1850 nella casa del reverendo Eliakim Phelps. Il fenomeno iniziò con lo spostamento di mobili e con l'apparizione di simulacri estremamente vivaci, che si concretizzavano in un attimo fra gli abiti stipati negli armadi e nei bauli. Poi il poltergeist era entrato nella fase del lancio delle pietre, con la conseguente rottura di sessantuno pannelli di vetro. La carta prendeva fuoco da sola e ogni genere di oggetto si frantumava da solo scagliato a terra o contro le pareti da mani invisibili. Il dodicenne Harry veniva sovente spintonato e sollevato in aria e una volta persino appeso al ramo di un albero. Anna, la sorella sedicenne, veniva regolarmente pizzicata e presa a schiaffi. Quando padre e figli lasciavano la casa per trascorrere l'inverno in Pennsylvania i fenomeni cessavano. Fu da una incredibile serie di fenomeni collegabili al poltergeist che prese le prime mosse una delle più straordinarie follie del XIX secolo, a noi nota oggi col nome di spiritismo. Il fenomeno, all'inizio si manifestò in casa della famiglia Fox, nello stato di New York, nel 1848. Il centro scatenante delle manifestazioni erano due sorelle Margaret, di quindici anni, e Kate, di dodici. Un vicino di casa che si era messo a interrogare lo "spirito" (col solito sistema dei colpi, uno per il si e due per il no) venne a sapere trattarsi di un venditore ambulante che era stato assassinato proprio in quella casa. (Qualche tempo dopo, nella cantina della casa furono ritrovate ossa umane e una caratteristica valigetta, tipica, per l'appunto, di un venditore ambulante). La grande pubblicità data a questo caso fece letteralmente scoppiare in America la moda, la mania dello spiritismo. Seduti attorno ad un tavolo, nel buio completo, le mani unite in una catena di energia, si interrogavano gli "spiriti", pronti a rispondere ad ogni domanda con la solita tecnica dei colpi. Alla fine dei contatti, lo "spirito" aveva annunciato alle sorelle Fox che da lì a poco sarebbe nata una nuova era per la comunicazione spiritica. Infatti, lo spiritismo si diffuse a macchia d'olio non solo negli Stati Uniti, ma anche in tutta l'Europa. Nei primi anni Cinquanta dell'Ottocento, un insegnante francese iniziò a interessarsi ai contatti medianici. Un giorno, mentre le due figlie di un amico si stavano esercitando, in trance, nella scrittura automatica, egli aveva provato ad interrogare lo "spirito", ricevendone risposte illuminanti. Gli esperimenti erano così continuati. Raccolte tutte queste testimonianze, egli aveva dato alle stampe una pubblicazione dal titolo “Libro degli spiriti” edito sotto uno pseudonimo che sarebbe diventato presto famoso: Allan Kardec. In breve, il testo divenne la Bibbia degli spiritisti. Il movimento crebbe a dismisura, anche se con contrasti interni, dal momento che alcune personalità non condividevano le convinzioni sulla reincarnazione proposte dal fondatore. Nel 1860 a Parigi, in Rue des Noyers, incominciarono a manifestarsi alcuni tipici fenomeni di poltergeist, quali sbattimento di porte e movimenti di mobili. Kardec non si era fatto pregare, ed era intervenuto subito. Nel corso delle comunicazioni, lo "spirito", che si diceva un uomo morto ormai da molto tempo, rivelò che tutta quella forza la traeva dalla "energia elettrica" vitale di una ragazza che stava al servizio nella casa. La ragazza, ovviamente, era all'oscuro di tutto e non per nulla era la più spaventata fra coloro che dimoravano nella casa. Dichiarò che aveva partecipato alle sedute spiritiche solo per curiosità e divertimento. Kardec si convinse che il poltergeist era una manifestazione evidente e violenta di "spiriti legali alla terra", vale a dire, persone defunte che per varie ragioni erano incapaci di progredire oltre al piano della materialità. Uno dei casi americani più noti del XIX secolo, è quello ricordato nel libro “The Great Amherst Mystery” da Walter Hubbell un mago professionista recatosi nel 1869 presso la famiglia Teed nella Nuova Scozia, per investigare su un caso di infestazione da poltergeist concentrata attorno alla figura di una ragazza diciottenne, certa Eshter Cox. I disturbi erano iniziati già da un anno, quando il ragazzo di Eshter, Bob MacNeal, l'aveva costretta, sotto la minaccia di una pistola, ad andare con lui in un boschetto con l'evidente intenzione di violentarla. Scoperto, il ragazzo era scappato e non si era mai più fatto vivo. Dopo questo increscioso fatto, Eshter e la sorella Jane avevano cominciato a sentire nelle pareti della loro camera da letto rumori simili al grattare di topi, e una volta una scatola di cartone si era sollevata in aria da sola. Due sere dopo, il corpo di Eshter si era gonfiato di colpo come un pallone, per tornare alla normalità col semplice schiocco delle dita. Le coperte venivano gettate per tutta la stanza. Il cuscino della ragazza si gonfiava come una palla. Alla presenza di più testimoni compariva la scritta: «Eshter, ormai tu sei mia e ti ucciderò». La ragazza, terrorizzata, parlava di "scariche elettriche" che le percorrevano il corpo all'improvviso. Quando il fenomeno toccava l'apice, si verificavano anche piccoli incendi, gli oggetti volavano per le stanze, i mobili si spostavano da soli ed Eshler era trasformata in una sorta di magnete umano capace di attirare, con suo grande pericolo, oggetti metallici di ogni genere, compresi attrezzi contundenti e coltelli. Alla fine, Hubbell era riuscito a mettersi in contatto con lo "spirito", il quale aveva palesato la sua autenticità "leggendo" medianicamente il numero di serie dell'orologio che lui portava al polso e il numero di una banconota che il mago aveva in una tasca. A seguito dell'incendio di un granaio, Eshter era stata ritenuta colpevole e condannata a quattro mesi di prigione, trascorsi i quali, una volta fatto ritorno a casa, la fenomenologia infestatoria era completamente cessata. La Società per la ricerca psichica venne fondata nel 1882, al fine di investigare in modo scientifico i cosiddetti "fenomeni psichici". Uno dei suoi membri più illustri, Frank Podmore, autore di una pregevole opera in due volumi sulla storia dello spiritismo, era convinto che, nella maggior parte, i casi di poltergeist altro non erano che delle burle, dove le pietre erano lanciate da bambini dispettosi, anche se era propenso ad ammettere che il celebre caso di Durweston, nella proprietà di Viscount Portman, era quasi certamente autentico. Podmore tenne una lunga corrispondenza con Andrew Lang, che gli rimproverava uno scetticismo eccessivo. Pare che la controversia venisse "vinta" da Lang. Nel 1890 il noto criminologo Cesare Lombroso studiò un caso di poltergeist accaduto in un'osteria di Torino. La prima volta che Lombroso aveva messo piede nel negozio, alcune bottiglie di vino, spostandosi da sole, erano cadute a terra. All'inizio, lo studioso aveva concentrato la sua ipotesi esplicativa sulla moglie del vinaio, ma anche in sua assenza i fenomeni non cessavano. Allora l'attenzione si era spostata su un inserviente di tredici anni. Allontanato il ragazzo dal negozio tutto si era finalmente placato. Insomma, sin dalle prime ricerche, è risultalo chiaro agli studiosi che un fenomeno infestatore si associa quasi sempre alla presenza di qualche persona particolare, in genere un adolescente con un problema psicologico e di sviluppo. Ma è stato soltanto con la fine degli anni Quaranta che per il fenomeno si è incominciato a parlare dell'ipotesi della "mente inconscia". Nel 1945, Nandor Fodor, sulle pagine della rivista «Journal of Clinical Psychopathology», presenta la sua teoria sulla "personalità frammentata". L'anno dopo, a West End, l'opera teatrale di Frank Harvey intitolata Poltergeist riscuote un grande successo. La trama si basa su un fatto realmente accaduto a Pitmilly House, dove un incendio provocato da un fenomeno di infestazione era stato oggetto di un forte risarcimento. In realtà Harvey trasferire la scena nel vicariato di Dartmoor. Questo lavoro diffonde su larga scala l'ipotesi della "mente inconscia", proposta in modo organico per la prima volta nel 1930 dal dottor Alfred Winterstein, nella discussione del caso della medium austriaca Frieda Weisl. Il secondo marito della donna, raccontava che quando erano appena sposati ogni volta che facevano l'amore i vestiti appesi al porta abiti se ne volavano via da soli. La contessa Zoe Wassilko-Serecki era giunta alla stessa conclusione studiando a fondo il caso di una medium di origine rumena, certa Eleanore Zugun, tormentata continuamente da un poltergeist che non la lasciava mai in pace con pizzicotti e schiaffi, ma anche morsi, che comparivano all'improvviso sul suo corpo ancora bagnati di saliva. Col finire degli anni Quaranta, la teoria della "mente inconscia" era universalmente accettata da tutti quegli studiosi convinti che il misterioso fenomeno del poltergeist non è una farsa, né una frode. Questa ipotesi è ben sintetizzata in un libro del giornalista Brian Branston, quando puntualizza: “Sono convinto che, sulla evidenza dei fatti, si possa tranquillamente accettare come proficua ipotesi di lavoro, l'idea che i fenomeni del poltergeist vengano provocati e prodotti inconsapevolmente da un soggetto la cui psiche è disturbata. Questa alterazione, questa mancanza di equilibrio, agisce sulla parte più antica e profonda del nostro cervello, la quale per una serie di cause non ancora note alla scienza, scatena tutti quei fenomeni che noi oggi, in senso generale, chiamiamo poltergeist. E questi eventi sembrano quasi gridare, chiedere aiuto, per essere scoperti nella profondità”. Tuttavia la teoria di Branston sembra non reggere davanti a un altro caso da lui stesso citato nei capitoli iniziali del suo libro, un episodio accaduto a Northfleet, nel Kent. Si tratta di un caso in cui i diversi proprietari che si erano succeduti nella casa si erano spaventati a tal punto che, alla fine, era rimasta disabitata. I primi proprietari, i Maxten, avevano dei bambini piccoli e in loro presenza avevano incominciato a manifestarsi i soliti fenomeni di infestazione: rumore come di topi che grattavano i muri, lenzuola e coperte che schizzavano via dai letti, oggetti che sparivano per comparire in altri luoghi della casa e così via. Ma un giorno la signora Maxten aveva visto il fantasma di una bambina di sei anni aggirarsi nelle stanze ed era stato troppo: la famiglia Maxten si era trasferita di gran carriera. I proprietari successivi non avevano figli, ma i fenomeni erano ricominciati: strani rumori nelle camere da letto, odori sgradevoli e via dicendo. Cose spiacevoli ma, tutto sommato, tollerabili. Una mattina però si era verificato un fatto sconvolgente: sull'estremità di un materasso mezzo rivoltato e sollevato per aria, stava seduto il piccolo fantasma colore rosa-arancio di una donna senza testa. E così anche loro se ne erano andati. La casa era rimasta disabitata. Eppure anche in quelle condizioni di totale abbandono, i vicini avevano continuato ad avvertire rumori e sbattimenti, che a volte si manifestavano in modo così violento da far tremare anche le pareti della loro casa. Ecco, dunque, un caso in cui il poltergeist non solo era continuato in presenza di soggetti diversi, ma addirittura in assenza di persone, quando la casa era rimasta vuota. Un caso simile è accaduto nella città di Pontefract, nello Yorkshire, nella casa della famiglia Pritchard. I mobili si muovevano da soli, gli oggetti e i soprammobili volavano nell'aria, dai rubinetti usciva della schiuma verdastra, la casa era scossa da colpi violenti come tuoni. A volte compariva un fantasma, una specie di "monaco" vestito di nero. L'infestazione aveva avuto inizio quando il più grande dei figli, Phillip, aveva compiuto quindici anni, e si era protratta per qualche giorno. Quando la sorella più piccola, Diane, aveva a sua volta compiuto quattordici anni, le manifestazioni erano riprese, ma questa volta con maggiore violenza. (Anche se durante la prima "esplosione" la ragazza non era presente nella casa perché in vacanza). Il poltergeist era formidabile: praticamente ogni oggetto che si poteva rompere andava in frantumi. Diane, a più riprese, era stata scaraventata giù dal letto e investita dai mobili che sembravano scagliarsi contro di lei. Una volta un crocifisso si era staccato dal muro e l'aveva colpita alla schiena procurandole un grosso ematoma. Alla fine, come già era accaduto la prima volta, tutto era cessato. Diane stessa si era resa conto che il fenomeno riusciva a manifestarsi utilizzando la sua energia e aveva anche intuito che, proprio per questo, non le avrebbe mai potuto fare seriamente del male. Casi del genere, ovviamente, suggeriscono che il poltergeist non è una manifestazione che dipende dalla mente inconscia di un giovane in condizioni psichiche squilibrate, ma - come sostiene Kardec - da uno "spirito", un'entità che continua, chissà perché, a mantenersi legata a un dato luogo e riesce a manifestarsi nel mondo reale solo prendendo a prestito dell'energia in eccesso da un essere umano vivente, non necessariamente un adolescente. Questa è la stessa conclusione cui è giunto alla soglia degli anni Sessanta il ricercatore Guy Lyon Playfair, studioso di fenomeni occulti, dopo alcune esperienze vissute in Brasile. Questo paese, come l'Inghilterra e la Francia, era rimasto fedele allo Spiritismo più schietto, quello teorizzato da Kardec, al punto che le sue opere più importanti “libro degli spinti” e “libro dei medium” erano diventati i libri sacri della nuova religione spiritualista. Dopo aver avuto modo di studiare attentamente alcuni casi di poltergeist indicatigli dall'Istituto brasiliano per le ricerche psicobiofisiche, Playfair non aveva potuto fare a meno di convincersi che la forza che sta dietro un fenomeno infestatore è azionata dagli "spiriti", i quali, agli ordini di stregoni e fattucchiere, possono andare a infastidire le persone che vogliono perseguitare. Un caso riguardava una ragazza di nome Maria, la quale era continuamente aggredita da un poltergeist che le stringeva la gola e le incendiava gli abiti. Un medium interrogato in proposito, disse che Maria nella sua vita precedente era stata una strega malvagia e che ora stava pagando tutto il male che aveva fatto. Disperata, la povera Maria si era suicidata a soli tredici anni. Nei suoi libri “Gli influssi del cosmo sulla vita terrestre” e “The Indefinite Boundary”, Playfair presenta una rassegna quanto mai convincente a sostegno dell'ipotesi che il poltergeist dipenda dall'azione degli "spiriti". Nel 1977, questo stesso autore e il suo collaboratore Maurice Grosse, membro della Società per la ricerca psichica, si sono imbattuti in un caso di poltergeist a nord di Londra. I fatti sono raccontati con dovizia di particolari in un libro divenuto classico: The Home is Haunted. In casa Harper c'erano quattro bambini, rispettivamente di tredici, undici, dieci e sette anni. Poiché i genitori erano divisi, la situazione familiare sotto il profilo psicologico era alquanto tesa. I fenomeni infestatori erano iniziati con lo spostamento dei mobili e con forti scosse dei letti. Un giorno, lo stesso Playfair aveva legato una sedia con una corda, ma l'energia era stata così forte da far saltare tutto. Un medium che aveva visitato la casa aveva avvertito la presenza di molte entità e individuato in Jane, la bimba di undici anni, il cosiddetto "fuoco" del fenomeno. Dopo vari tentativi, i due ricercatori erano finalmente riusciti a entrare in contatto con lo "spirito" tramite il solito meccanismo dei colpi. Si trattava di un precedente abitante che aveva occupato la casa trent’anni prima, ora morto. Le comunicazioni erano diventate messaggi scritti e alla fine il poltergeist si era manifestato con una voce strana e roca, quella di un certo Joe Watson. Un'altra volta, l'entità si era presentata come Bill Haylock, sepolto nel vicino cimitero di Durant Park. Quando gli veniva domandato se sapeva di essere morto, lo "spirito" era solito rispondere: «Fottiti». Eseguite le dovute ricerche, Bill Haylock era poi stato identificato in un signore del posto, defunto da qualche tempo. Da ultimo, nel 1978, un medium olandese, Dono Gmelig-Meyling, aveva chiesto di poter trascorrere un po' di tempo da solo nella casa e, grazie al suo intervento, il fenomeno era completamente cessato. L'uomo raccontò di essersi sdoppiato sul piano astrale e di aver incontrato una donna di ventiquattro anni, coinvolta nel caso. La figlia di Maurice Grosse, una ragazza della stessa età di nome Janet, era morta nel 1976 a causa di un incidente in moto. Per Playfair era proprio Janet la causa prima dell'infestazione, nel suo disperato tentativo di attirare l'attenzione del padre. Secondo lui, era stato lo "spirito" della povera giovane a innescare tutti processi che avevano condotto a quella situazione: la telefonata di un vicino degli Harper al «Daily Mirror», l'articolo apparso sul giornale e il conseguente interesse dei mass media e della Società per la ricerca psichica. (Kardec afferma che la nostra mente viene influenzata dagli "spiriti" assai di più di quanto possiamo immaginare). Tuttavia non sussistevano dubbi sul fatto che l'energia del poltergeist era messa a disposizione dalla psiche ancora instabile di Janet Harper. (Ad un certo momento, il fenomeno era diventato così forte da far commentare a Playfair che il vicino cimitero da lì a un po' si sarebbe letteralmente svuotato!). Ma la teoria secondo la quale questi fatti vengono scatenati dall'azione di "spiriti", continua a non trovare conferme nel mondo scientifico, che preferisce, senza dubbio, l'ipotesi decisamente più canonica prevista da Fodor. Ciò malgrado, alcuni casi testimoniano il contrario. Come, per esempio, quello del tamburino di Tedworth, dove sembra la magia a fare da padrona, e ben sappiamo come da sempre maghi, streghe e fattucchiere sostengano di operare attraverso l'intervento degli "spiriti". Chissà, ad ogni modo, una cosa pare certa: l'ipotesi di Podmore che tutto sia un falso, un volgare trucco, non regge davanti a strabilianti evidenze contrarie. Gli scettici, poi, aggiungono che i fenomeni paranormali non meritano attenzione poiché sono intermittenti e sporadici. Il che, purtroppo, non è affatto vero, dal momento che la casistica può ormai contare su migliaia di casi ampiamente documentati e su un numero enorme di eventi che si manifestano con regolarità, al punto da consentire agli studiosi di avvicinarli con sempre maggiore attenzione e cognizione di causa. Per questo la nostra opinione non può che essere una soltanto: è impossibile che chiunque si accosti al mondo del poltergeist con mente sana e libera non riconosca in piena onestà intellettuale come questo genere di cose sia assolutamente straordinario, vale a dire una realtà per ora inconoscibile, che sfida ogni risposta della scienza.


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