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Trench, 150 anni in "trincea"

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2008 14:51
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26/03/2008 14:51
 
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Il capo cult per tutte le stagioni

Intramontabile e chic, elegante e casual al tempo stesso, il trench è tornato a primeggiare nel guardaroba femminile. Complici le bizzarie del meteo, che lo rendono la soluzione più trendy e comoda in caso di pioggia e maltempo, anche in primavera e estate.

Ma per questa bella stagione 2008 non importa che piova o tiri vento. In gabardine o in seta, rosso, come quello di Céline, rosa con strass alla cintura come per Valentino, mini come per Castelbajac, oppure stampato con un colorato motivo di “figurini” femminili come per Paul Smith. E ancora, sfoderato, leggero e chic, con maniche larghe tagliate con il laser a traforo, come un merletto, per Ermanno Scervino o infine in gabardine nero minimalista come quello di Prada. Il trench-coat detta di nuovo legge, dopo un decennio d'invasione di giacche e giacchette, sfoderate o imbottite all'interno dei tessuti tecnici. E' lui il capo evergreen.

Indossato dalle dive o dalla vicina di casa, immortalato da Humphrey Bogart in "Casablanca" e da Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany", sexy o ingenuo, si presta ad ogni tipo di interpretazione, con accessori in armonia o in contrasto, per affrontare il brutto tempo con un pizzico di sex appeal e una buona dose di allegria.


In gabardine, in seta o in pizzo, il trench rimane un capo pass-partout e non importa se maculato o a quadri, questo capospalla, utilizzato per proteggere dalla pioggia, si è ribellato alla sua funzione originaria e ha acquisito nuove prerogative, diventando il pezzo-jolly a cui è impossibile rinunciare.

Nulla a che fare con lo spolverino però, lungo soprabito leggero, con maniche abbondanti e collo pronunciato, alto, abbottonato, adatto a riparare dal vento e dalla pioggia. Il trench è un cappotto impermeabile, generalmente lungo fino ai polpacci, molto usato dai soldati durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale, non nasconde l'origine del suo nome: trench significa semplicemente "trincea" in inglese.

E se stilisti e guru della moda da un capo all'altro del pianeta fanno a gara per riproporlo ogni anno in versioni sempre nuove e glamour, un nome spicca su tutti, a ragione considerato il padre del trench per antonomasia: Burberry.


Fu un'idea geniale di Sir Thomas Burberry, fondatore dell'omonima maison, nel 1856, a lanciare il trench verso il successo mondiale. Nel 1879, Thomas Burberry "inventa" il gabardine, materiale confortevole anti-pioggia, vento e freddo, un tessuto composto da fili così stretti da proteggere dall'umidità. Non contento il signor Burbarry riveste con una formula segreta i suoi primi impermeabili. Il successo è immediato. Gli ordini affluiscono, a iniziare dall'esercito.

Thomas Burberry riprende il design dei vecchi cappotti degli ufficiali inglesi, che aveva lui stesso disegnato tredici anni prima per il War Office. Vi aggiunge delle spalline e degli anelli in metallo: è nato il trench-coat! Che i soldati, tornati dal fronte, continuano ad indossare, anche nella vita civile.

Per 150 anni il trench Burberry ha conservato la sua forma iniziale: 26 pezzi in gabardine, doppiopetto, spalline, sottogola per evitare che l'acqua entri nel colletto, fodera tartan, mantella corta sulle spalle per ripararle dal freddo, falda triangolare di stoffa sul davanti che, sovrapponendosi all'allacciatura, permette una chiusura migliore, maniche stringibili attorno ai polsi con cinturini, cintura con anelli di ottone, spacco posteriore chiuso da un bottone.

Alla fine degli anni '70 i punk adattano al proprio stile il soprabito militare snaturandolo un po', mentre negli anni '80 il trench è indossato da intellettuali di tutte le categorie, trasformandosi in un capo intramontabile e passe-partout, ma classico. Solo negli anni '90 Burberry rinnova il suo modello. Roberto Menichetti, il direttore artistico della griffe, stampa su un nuovo modello il famoso motivo tartan, che fino ad allora aveva caratterizzato la fodera del trench Burberry.
Eccolo così trasformato in oggetto di culto e collezionismo fra gli amanti del vintage. Gli stilisti si accaniscono a volergli cambiare pelle, ma è solo in versione ultraclassica che regge, eroicamente, all'usura degli anni e all'onta dei creativi.


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