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della pittrice Flavia VIZZARI



 
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da Reno Bromuro

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2007 16:20
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17/11/2007 16:20
 
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gloria venturini

camminando tra i giardini dell’anima

Domandai chi si nascondesse dietro lo pseudonimo che ricorda la sfortunata figlia di Priamo, Cassandra; rispose che non era la figlia di Priamo ma le piaceva farsi chiamare Cassandra. “Sono solo Cassandra, disse, con una forza nella voce da non ammettere repliche, sono nata a Lendinara, in provincia di Rovigo non molto tempo fa”. Si è diplomata all’Istituto Magistrale e lavora in un ufficio tecnico. “Amo gli altri, molto più di me stessa, amo più dare che ricevere, insomma amo”. Insomma vive gli anni della sua piena formazione, nell'età in cui la tecnologia ha maggiore potere di diffusione e una preponderante influenza sulla cultura, tramite internet.

Le sue raccolte di versi sono immagini colorate su fogli bianchi che mettono in luce il crocianesimo con la sua atmosfera intellettuale; una specie di diffusa ed impalpabile influenza, mantenendosi sempre ad una cauta distanza, intenta prima di tutto a mantenere la propria indipendenza intellettuale e continuare il suo canto senza soccombere né all’uno (Benedetto Croce) né all’altro (Francesco De Sanctis). Ma vediamo quanto di Croce è entrato nella sua formazione spirituale. A questo riguardo bisogna ricordare prima di tutto, che nelle liriche ci sono i primi incontri con la filosofia nella poetica, non sono con Croce, o con De Sanctis, né con Vico, ma con Bergson e il suo intuizionismo. Ad ogni modo, Gloria, di Benedetto Croce ha letto, senza dubbio, l’ Estetica e «i saggi», sulla Letteratura della Nuova Italia. Successivamente i saggi e le opere che sviluppano la prima Estetica.

E’ chiara la presenza della lettura del saggio Sul carattere Unico dell'arte e il Breviario d'Estetica, Il carattere di totalità dell'espressione artistica, L'arte come creazione e la creazione come farla. Da queste letture e dalle altre che vengono fuori, leggendo le sue poesie, letture approfondite di Ariosto, Shakespeare, Corneille, Poesia e non poesia; Poesia popolare e poesia d'arte, e poi, ritornata agli scritti crociani di pura teoria, e ai numerosi saggi di teoria della storia e della vita morale e di storia etico-politica o della filosofia. E’ da credere che Ella o non li abbia conosciuti, o non vi abbia prestato particolare attenzione, eppure vivono nella sua poesia. Ovviamente questo non significa un limite, e, peggio, una deficienza, ma uno dei caratteri della sua cultura, straordinariamente libera e spontanea. Non c'è in lei segno o linea di soggezione intellettuale: vissuto nel suo tempo. Ella assume dal colloquio quotidiano con la cultura, quel che serve al suo naturale bisogno di illuminare se stessa, il che conferisce al discorso, sempre pacatamente ma sicuramente critico, un'alta dignità e un'altrettanta autonomia e spregiudicatezza.

Gloria – Cassandra - accetta il concetto dell'arte come intuizione, e accetta subito il principio della autonomia dell'arte, che tiene ben saldo come concetto la unità delle arti; ed accetta tutto a suo modo e accoglie l'intuizione, perché, senza avere letto nessun libro di estetica prima di Croce, se non il De Sanctis, a scuola, aveva letto i suoi poeti. E tutti concordavano «nel cercare la poesia fuori dell'eloquenza, fuori della retorica, fuori di tutto quello che in una composizione poetica può essere edonistico, discorsivo, decorativo. Da Coleridge a Baudelaire in poi è esistita una concezione della poesia pura che la prima Estetica crociana non contraddiceva esplicitamente». Cioè, accetta la teoria dell'intuitività dell'arte, perché le sembra coincidere con la concezione dell'arte pura dei poeti moderni e contemporanei da Baudelaire a Mallarmé a Valéry, e accetta il principio dell'unità delle arti sulla base di principi puramente empirici o, meglio, di concrete esperienze, fondate sulla sua conoscenza delle varie arti.

L'idea fondamentale di Benedetto Croce, che esiste in assoluto nell'arte e non le singole arti è penetrata ormai, per vie diverse e attraverso formulazioni svariatissime, anche in continenti culturali dove di Croce non si sa neppure il nome.

Un'idea che era nell'aria, una verità proclamata da mille direzioni; ed è una prima, ampia riduzione concettuale. L'esperienza, più che l'intuizione, della fondamentale unità delle arti deve essere entrata in lei anche da quella parte, e quella parte era la musica.

Si tratta in conclusione di una conferma, in teoria, di una larga e pregressa esperienza intellettuale. Il che appare tanto più evidente, in quanto Ella intende come intuizione pura, non quella teorizzata da Croce nel discorso di Heideiberg, del 1908, ma semplicemente quella non eloquente, retorica, e sempre assumendo l'espressione «poesia pura» in senso strettamente letterario.

Il che vuol dire, che lei rimane estranea a tutto il travaglio del pensiero crociano dal 1902 al 1936 ed oltre. Il carattere empirico e non teoretico dell'accoglimento di questi punti della Estetica appare ancora più evidente, una evidenza solare.

Ella sa e divulga il concetto che da secoli gli uomini cercano di individuare gli elementi costitutivi del bello. Si chiedono in che cosa effettivamente consista l'arte, che cosa sia la poesia e quando l'opera del poeta possa essere giudicata bella.

Infatti, la Venturini ha riassunto nel suo poetare le varie opinioni che sono state espresse da coloro che trattarono l’argomento.

Secondo me la non è soltanto creazione d’immagini intuite dalla fantasia, non è elaborazione di concetti nati nella nostra mente o elaborati e meditati nel loro valore e nella pienezza del significato; non è puro e semplice metro che accarezzi l'orecchio con dei ritmi; non è solo sentimento; ma e creazione risultata dalla fusione d’immagini, d’idee, d’armonie e di sentimenti che l'artista sa concordare insieme, ottenendo qualche cosa di omogeneo, di organico, come se volesse fondere tutti questi elementi che Dio ha prodotto.

«Una corda tesa nell’anima vibra,

al suono di emozioni.

La mente e il cuore,

amanti stasera,

si sciolgono in pura sensibilità.

Camminando tra i giardini dell’anima,

profumi di note smarrite…

dagli anni della vita».

Attraverso la lirica esplica la sua attività nella bellezza dei prodotti, tra i quali spicca in modo particolare il fiore sbocciato nel giardino della sua anima.

Se il lettore di versi ha buon orecchio e sa cogliere il valore musicale che è nella parola, può ottenere effetti notevoli che non durano però un solo momento, perché hanno acquistato forza e dolcezza nella semplice sincerità, proprio come una sinfonia di Beethoven; altrimenti il sentimento scatenante e profondo non potrebbe colpire l'anima del lettore, anche perché è espresso in una forma adeguata, che non parla di pianto e di riso indifferentemente, senza cioè aver pianto e riso loro stessi prima di prendere in mano la penna.



Roma 16 luglio 2006



Il Baricentro Mensile di critica artistica e letteraria
www.poesiavita.com





Flavia Vizzari - http://artevizzari.altervista.org

 
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